Educazione Civica, Obbligatoria dal Prossimo Anno

classroom-2093743_960_720
Educazione Civica, Obbligatoria dal Prossimo Anno

Educazione Civica, Obbligatoria dal Prossimo Anno:

Avrà il Voto ma Non Un’Ora

 

Dal prossimo anno scolastico l’Educazione civica tornerà nelle nostre scuole, grazie all’accordo che dal 29 aprile verrà votato in Aula.

A causa del costo eccessivo non sarà possibile un’ora supplementare dedicata a questa materia, tuttavia ci saranno 33 ore trasversali che verranno attinte dalle altre discipline. Agli studenti verranno spiegati “principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona”.

Riguardo a chi avrà il compito di occuparsi di questa materia, si è deciso che da questa disciplina “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.Secondo il Corriere “Si farà usando i docenti della classe e l’organico dell’autonomia, cioè quegli insegnanti senza cattedra che sono a disposizione nelle scuole dopo la riforma Renzi: molti di loro sono tra l’altro abilitati (alle superiori) per l’area giuridica e dunque avrebbero le competenze adatte. Comunque la legge prevede dal 2020 un fondo di quattro milioni per la formazione dei docenti. L’insegnamento potrà essere anche affidato a più insegnanti in contitolarità, ma ci sarà un coordinatore («al quale non sono dovuti compensi o indennità» per questo incarico) per ogni classe che dovrà dare un «voto in decimi» ad ogni alunno”.

Il dubbio che a queste condizioni l’Educazione civica sia una materia solo sulla carta, restano. Secondo l’articolo 10 nei prossimi anni si potrebbe avere un’ora completa dedicata a questa disciplina, ma resta da trovare i fondi necessari.

 

Per tutto l’articolo clicca qui

mother-932127_960_720
Sos genitori, l’allarme dei pedagogisti

Sos genitori, l’allarme dei pedagogisti

“Sono fragili, aiutiamoli”

 

A Piacenza il convegno del Centro psico-pedagogico di Daniele Novara: “Occorre sospendere l’attenzione eccessiva sui bambini e cominciare ad occuparsi di mamme e papà”

di ILARIA VENTURI

 

I bambini? Crescono quelli con problemi neuropsichiatrici, hanno sempre più difficoltà ad essere autonomi, nel sonno per esempio. Il digitale invade la loro vita sin da piccoli, aumentando le dipendenze da videogiochi e le tendenze autolesionistiche da adolescenti. L’allarme è suonato dai pedagogisti oggi riuniti al convegno “Dalla parte dei genitori” promosso dal Centro psico-pedagogico di Daniele Novara. Che avverte: basta genitori fai-da-te, amici e confidenti, basta papà-peluche. A più voci, con sfumature differenti, il coro è unanime: l’urgenza ora è educare i genitori per far crescere i bambini.

Quella del convegno è un’occasione per suonare la sveglia senza mettere sul banco degli imputati mamme e papà. “Lo scopo non è colpevolizzare i genitori, ma liberare le loro risorse”, spiega Novara che ha stilato una sorta di decalogo per suggerire come fare, tipo: liberarsi dall’ansia di prestazione, essere concreti, non chiedere il suo parere (ha tre anni, non decide lui). “Occorre sospendere l’attenzione eccessiva sui bambini e cominciare ad occuparsi di mamme e papà”, insiste il pedagogista. “Trent’anni di psicologismo hanno azzerato la capacità di educare di una generazione”, il suo affondo.

Novara fa riferimento ai genitori 30-40enni: “Hanno vissuto il passaggio antropologico da una società dell’appartenzenza alla società del narcisismo”. Le conseguenze? “Pretendono di mettersi alla pari coi figli, si sostituiscono a loro. Spiegano continuamente ai loro figli come si fa a fare le cose, come lavarsi i denti, ma senza essere concreti, prima di mettere una regola sentono di doverla giustificare. Ricordo un papà con un bambino di sei anni e mezzo che mi ha detto: ho l’impressione che mi consideri un suo compagno di giochi. O mamme che vogliono parlare coi figli adolescenti quando loro non vogliono perché sono in un momento di congedo dal nodo materno”.

Novara, che al convegno ha raccolto esperti –  psicologi, pedagogisti e scrittori – come  Silvia Vegetti Finzi, Alberto Pellai, Michele Zappella, Susanna Mantovani, Bruno Tognolini, mette in guardia la politica (“rimetta la centro il problema educativo”) senza puntare il dito contro i genitori: “Lo spot preferito è diventato quello di colpevolizzarli: non li educano, non li controllano. Io dico: aiutiamoli”.

In che modo? “I genitori oggi sono più incerti, vorrebbero il meglio per i loro figli senza sapere bene che cosa è, il mondo li spaventa, e a ragione, e dunque sono disorientati. Occorre educarli non ad essere perfetti, ma sufficientemente buoni” osserva Susanna Mantovani, professoressa onoraria di pedagogia alla Bicocca di Milano. “Chiedono molto, ma spesso chiedono male. Vanno ascoltati nelle loro fatiche come quella di rendere autonomi i figli. Altra cosa è insegnare loro che non esistono soluzioni immediate, rapide: ci vuole del tempo. Ma il messaggio deve essere che ce la possono fare”.

Mariagrazia Contini, pedagogista, già docente dell’Alma Mater, frena: “Però attenzione: i genitori sono sempre più fragili ed è vero. Ma io li trovo anche molto audaci: cercano sul campo di conquistare una loro autorevolezza e vogliono fare felici i loro figli, un desiderio importante e molto nuovo. Un tempo erano i bambini che cercavano di compiacere i genitori, ora è il contrario. E’ chiaro che c’è qualcosa di eccessivo in questo, ma dietro c’è la volontà dare felicità ai figli: una scelta precisa che questi genitori hanno fatto, solo che l’hanno fatta da autodidatti. E sono molto soli nel portarla avanti”. Dunque il suggerimento, fuor di retorica sulla famiglia, è di rinforzare la scuola nel ruolo di supporto educativo, potenziare il sostegno e il welfare per i genitori. “Bisognerebbe che questo diventasse un problema sentito a livello sociale e politico – conclude Contini – i genitori potrebbero fare di meglio, certo. Ma potrebbero anche ricevere qualche aiuto: non hanno bisogno di psicologi, ma di conoscenza di quello che devono fare”.

 

Per tutto l’articolo clicca qui

Ministro-Bussetti
“Prima gli studenti italiani”

“Prima gli studenti italiani”

scontro sulle parole del ministro dell’Istruzione Bussetti.

 

Il ministro alla Stampa: la scuola è inclusiva, la politica del governo sull’immigrazione non ha pregiudiziali, ma il primo pensiero dev’essere quello di tutelare i nostri giovani. Insorgono Pd e sindacati: “Solo il merito viene prima, così si sovverte la Costituzione”

Il Pd: “Sovvertita la Costituzione”

“Tuteliamo i migranti, ma il nostro primo pensiero dev’essere quello di tutelare prima di tutto i giovani italiani”. E’ scontro su queste parole, pronunciate in un’intervista alla Stampa dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Che finisce sotto un fuoco di fila di critiche di associazioni e sindacati.
Scrive su Twitter Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato: “Vorrei ricordare al ministro Bussetti che a scuola vengono prima la capacità ed il merito, non i nostri figli. È letteralmente incredibile che un ministro della Repubblica sovverta la Costituzione e dica che nella scuola pubblica prima gli italiani e dopo tutti gli altri”.  “A scuola in Italia – continua il senatore dem – le uniche cose che devono venire prima sono la capacità ed il merito, che non hanno nazionalità o colore della pelle”. Parole che il leghista Rossano Sasso bolla come “un’altra occasione persa dal Pd per tacere”.

Quello di Bussetti è “il consueto modo di fare del ministro dell’Istruzione che sembra accogliere tutte le questioni, mentre in realtà passa un messaggio inquietante – attacca Angela Nava, del Coordinamento genitori democratici – come abbiamo già visto in una serie di occasioni da questa estate: pensiamo a Lodi e ai bambini esclusi dai servizi per una documentazione che non potevano produrre, o a Monfalcone dove le scuole non si sono aperte a un numero che si riteneva eccedente di figli di immigrati”. E conclude: “Garantire ai nostri giovani un futuro implica l’esclusione di altri ragazzi, di altre marginalità? È preoccupante”.

Le parole del ministro

“La scuola è il luogo principale di inclusione nella nostra società”, queste le parole di Bussetti alla Stampa. “L’ho sempre detto, fin dal mio insediamento. Voglio ribadire anche che questo governo non agisce in maniera pregiudiziale rispetto alla questione migratoria: stiamo affrontando il tema con serietà e responsabilità. A differenza di come è stato fatto in passato. Regolare i flussi tutela innanzitutto chi cerca rifugio in Italia, avendone diritto. Penso anche però che il primo pensiero debba sempre essere quello di aiutare i nostri giovani affinché possano farsi una famiglia, avere dei figli, vivere con serenità il loro progetto di vita. La ritengo una priorità assoluta”.

L’allarme dei sindacati

“Il nostro dovere verso gli stranieri che vengono in Italia è l’integrazione, e la prima frontiera per l’integrazione è l’istruzione”, commenta a caldo Rino Di Meglio, portavoce della Gilda Insegnanti. “La vera prima linea per un futuro senza ghetti è integrare – continua – far conoscere a tutti i principi costituzionali e alfabetizzare”.

“Tutti gli studenti meritano la stessa attenzione”, avverte anche Pino Turi, segretario generale della Uil. “Gli studenti non sono ‘graduabili’, non ci possono essere primi né secondi. Tutti meritano la stessa attenzione. Non ci sono immigrati, stranieri o italiani, ma persone che devono essere poste tutte nelle stesse condizioni”.

 

Per tutto l’articolo clicca qui

library-2784893_960_720
Maturità, tracce simulazione prima prova

Maturità, tracce simulazione prima prova

Montale, Pirandello e un articolo di Rum

 

 

Sul sito del Miur il test bis per la prova di Italiano tra “Fu Mattia Pascal” e “Ossi di seppia”. E spunta un errore

di ILARIA VENTURI

 

Pirandello e Montale nelle tracce delle simulazioni della Maturità. Ma anche una riflessione sulla vita domotica, il made in Italy e l’eredità del 4 novembre, la nostalgia e il senso del viaggio e del racconto. Ecco gli argomenti proposti stamattina agli studenti di quinta superiore che devono affrontare la nuova Maturità a giugno. Simulazioni attese: la prima è stata a febbraio, oggi la replica. La prova è partita alle 8.50 in tutte le scuole e poco dopo è partito il tam tam via social, poi i testi pubblicati sul sito del Miur.

Per l’analisi del testo letterario il Miur ha proposto “Il fu Mattia Pascal” – Pirandello ero uscito alla Maturità del 2003 –  e la lirica di Montale, l’autore più ricorrente negli Esami di Stato, ben tre volte dal Duemila ad oggi, “L’agave sullo scoglio” tratta da “Meriggi e ombre” della raccolta “Ossi di seppia”. Con un errore segnalato da Il Tirreno. Ad accorgersene è stato un professore massese, Carlo Paolini. Nel testo del ministero l’aggettivo montaliano “rabido” viene tradotto in una nota a piè di pagina come “rapido” e non come “rabbioso”.

Sul testo di Pirandello al candidato viene chiesto di riassumere il contenuto, individuare i temi centrali, soffermarsi sulla sintassi. E di spiegare la parte conclusiva: “Ma aveva un cuore, quell’ombra, e non poteva amare; aveva denari, quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa. Proprio così!“. Infine viene chiesta una propria interpetazione. Questo per dare l’idea di come sarà la prova di italiano fissata il 19 giugno con la nuova Maturità.

Sono sette le tracce, divise in tre grandi argomenti: letterario (due), argomentativo (tre) e argomentativo su questioni di attualità (due). Per la tipologia B, l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, sono stati proposti articoli e brani di esperti e giornalisti. In particolare viene proposto un testo dal libro dell’esperta di marketing e comunicazione Selena Pellegrini “Il marketing del made in Italy“. Sulla diffusione dell’intelligenza artificiale nella gesitone della vita quotidiana viene proposto un articolo di Guido Castellano e Marco Morello, “Vita domotica. Basta la parola”, tratto da Panorama. Infine un articolo di Paolo Rumiz “L’eredità” del 4 novembre. Cosa resta all’Italia un secolo dopo la vittoria” pubblicato su Repubblica a novembre dello scorso anno. Un testo dove rientra l’analisi storica, dopo che la riforma della Maturità a firma del ministro Marco Bussetti, ha eliminato il tema specifico di storia sollevando l’opposizione degli storici.

Per la tipologia C, è stata proposta una riflessione sul viaggio e sul racconto come fuga dalla routine a partire da un articolo dello scrittore Tim Parks, “Sì, viaggiare (con libri e scrittori)”, articolo tratto dal Corriere della Sera 7 del 3 gennaio 2019 ( “Cosa sono io?”, chiede Anna Karenina guardando i passeggeri del suo treno per San Pietroburgo. […] Perché l’intento segreto dello scrittore è sempre quello di scuotere l’identità del lettore attraverso le vicissitudini dei personaggi, che spesso, come abbiamo visto, si trovano in viaggio…”), e un brano dello psichiatra Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara, sulla nostalgia: “La nostalgia fa parte della vita, come ne fa parte la memoria, della quale la nostalgia si nutre sulla scia dei ricordi che non dovremmo mai dimenticare, e che ci aiutano a vivere…”.

 

Per tutto l’articolo clicca qui