“Prima gli studenti italiani”

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“Prima gli studenti italiani”

“Prima gli studenti italiani”

scontro sulle parole del ministro dell’Istruzione Bussetti.

 

Il ministro alla Stampa: la scuola è inclusiva, la politica del governo sull’immigrazione non ha pregiudiziali, ma il primo pensiero dev’essere quello di tutelare i nostri giovani. Insorgono Pd e sindacati: “Solo il merito viene prima, così si sovverte la Costituzione”

Il Pd: “Sovvertita la Costituzione”

“Tuteliamo i migranti, ma il nostro primo pensiero dev’essere quello di tutelare prima di tutto i giovani italiani”. E’ scontro su queste parole, pronunciate in un’intervista alla Stampa dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Che finisce sotto un fuoco di fila di critiche di associazioni e sindacati.
Scrive su Twitter Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato: “Vorrei ricordare al ministro Bussetti che a scuola vengono prima la capacità ed il merito, non i nostri figli. È letteralmente incredibile che un ministro della Repubblica sovverta la Costituzione e dica che nella scuola pubblica prima gli italiani e dopo tutti gli altri”.  “A scuola in Italia – continua il senatore dem – le uniche cose che devono venire prima sono la capacità ed il merito, che non hanno nazionalità o colore della pelle”. Parole che il leghista Rossano Sasso bolla come “un’altra occasione persa dal Pd per tacere”.

Quello di Bussetti è “il consueto modo di fare del ministro dell’Istruzione che sembra accogliere tutte le questioni, mentre in realtà passa un messaggio inquietante – attacca Angela Nava, del Coordinamento genitori democratici – come abbiamo già visto in una serie di occasioni da questa estate: pensiamo a Lodi e ai bambini esclusi dai servizi per una documentazione che non potevano produrre, o a Monfalcone dove le scuole non si sono aperte a un numero che si riteneva eccedente di figli di immigrati”. E conclude: “Garantire ai nostri giovani un futuro implica l’esclusione di altri ragazzi, di altre marginalità? È preoccupante”.

Le parole del ministro

“La scuola è il luogo principale di inclusione nella nostra società”, queste le parole di Bussetti alla Stampa. “L’ho sempre detto, fin dal mio insediamento. Voglio ribadire anche che questo governo non agisce in maniera pregiudiziale rispetto alla questione migratoria: stiamo affrontando il tema con serietà e responsabilità. A differenza di come è stato fatto in passato. Regolare i flussi tutela innanzitutto chi cerca rifugio in Italia, avendone diritto. Penso anche però che il primo pensiero debba sempre essere quello di aiutare i nostri giovani affinché possano farsi una famiglia, avere dei figli, vivere con serenità il loro progetto di vita. La ritengo una priorità assoluta”.

L’allarme dei sindacati

“Il nostro dovere verso gli stranieri che vengono in Italia è l’integrazione, e la prima frontiera per l’integrazione è l’istruzione”, commenta a caldo Rino Di Meglio, portavoce della Gilda Insegnanti. “La vera prima linea per un futuro senza ghetti è integrare – continua – far conoscere a tutti i principi costituzionali e alfabetizzare”.

“Tutti gli studenti meritano la stessa attenzione”, avverte anche Pino Turi, segretario generale della Uil. “Gli studenti non sono ‘graduabili’, non ci possono essere primi né secondi. Tutti meritano la stessa attenzione. Non ci sono immigrati, stranieri o italiani, ma persone che devono essere poste tutte nelle stesse condizioni”.

 

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Maturità, tracce simulazione prima prova

Maturità, tracce simulazione prima prova

Montale, Pirandello e un articolo di Rum

 

 

Sul sito del Miur il test bis per la prova di Italiano tra “Fu Mattia Pascal” e “Ossi di seppia”. E spunta un errore

di ILARIA VENTURI

 

Pirandello e Montale nelle tracce delle simulazioni della Maturità. Ma anche una riflessione sulla vita domotica, il made in Italy e l’eredità del 4 novembre, la nostalgia e il senso del viaggio e del racconto. Ecco gli argomenti proposti stamattina agli studenti di quinta superiore che devono affrontare la nuova Maturità a giugno. Simulazioni attese: la prima è stata a febbraio, oggi la replica. La prova è partita alle 8.50 in tutte le scuole e poco dopo è partito il tam tam via social, poi i testi pubblicati sul sito del Miur.

Per l’analisi del testo letterario il Miur ha proposto “Il fu Mattia Pascal” – Pirandello ero uscito alla Maturità del 2003 –  e la lirica di Montale, l’autore più ricorrente negli Esami di Stato, ben tre volte dal Duemila ad oggi, “L’agave sullo scoglio” tratta da “Meriggi e ombre” della raccolta “Ossi di seppia”. Con un errore segnalato da Il Tirreno. Ad accorgersene è stato un professore massese, Carlo Paolini. Nel testo del ministero l’aggettivo montaliano “rabido” viene tradotto in una nota a piè di pagina come “rapido” e non come “rabbioso”.

Sul testo di Pirandello al candidato viene chiesto di riassumere il contenuto, individuare i temi centrali, soffermarsi sulla sintassi. E di spiegare la parte conclusiva: “Ma aveva un cuore, quell’ombra, e non poteva amare; aveva denari, quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa. Proprio così!“. Infine viene chiesta una propria interpetazione. Questo per dare l’idea di come sarà la prova di italiano fissata il 19 giugno con la nuova Maturità.

Sono sette le tracce, divise in tre grandi argomenti: letterario (due), argomentativo (tre) e argomentativo su questioni di attualità (due). Per la tipologia B, l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, sono stati proposti articoli e brani di esperti e giornalisti. In particolare viene proposto un testo dal libro dell’esperta di marketing e comunicazione Selena Pellegrini “Il marketing del made in Italy“. Sulla diffusione dell’intelligenza artificiale nella gesitone della vita quotidiana viene proposto un articolo di Guido Castellano e Marco Morello, “Vita domotica. Basta la parola”, tratto da Panorama. Infine un articolo di Paolo Rumiz “L’eredità” del 4 novembre. Cosa resta all’Italia un secolo dopo la vittoria” pubblicato su Repubblica a novembre dello scorso anno. Un testo dove rientra l’analisi storica, dopo che la riforma della Maturità a firma del ministro Marco Bussetti, ha eliminato il tema specifico di storia sollevando l’opposizione degli storici.

Per la tipologia C, è stata proposta una riflessione sul viaggio e sul racconto come fuga dalla routine a partire da un articolo dello scrittore Tim Parks, “Sì, viaggiare (con libri e scrittori)”, articolo tratto dal Corriere della Sera 7 del 3 gennaio 2019 ( “Cosa sono io?”, chiede Anna Karenina guardando i passeggeri del suo treno per San Pietroburgo. […] Perché l’intento segreto dello scrittore è sempre quello di scuotere l’identità del lettore attraverso le vicissitudini dei personaggi, che spesso, come abbiamo visto, si trovano in viaggio…”), e un brano dello psichiatra Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara, sulla nostalgia: “La nostalgia fa parte della vita, come ne fa parte la memoria, della quale la nostalgia si nutre sulla scia dei ricordi che non dovremmo mai dimenticare, e che ci aiutano a vivere…”.

 

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Copiare a scuola?

Copiare a scuola: per metà degli studenti un peccato veniale.

Anche un terzo degli italiani non è un fatto grave, compresi mamme e papà. Lo afferma l’Istat in una ricerca sul senso civico dei nostri connazionali

di SALVO INTRAVAIA

 

Copiare a scuola durante i compiti in classe? Un peccato veniale per quasi metà degli studenti, ma anche per un terzo di tutti i cittadini italiani: mamme e papà compresi. E’ quello che emerge dall’indagine sul cosiddetto “Senso civico” condotta dall’Istat e pubblicata due giorni fa. Italiani possibilisti e tolleranti anche su evasione fiscale, raccomandazioni, corruzione e uso del cellulare durante la guida. “Per senso civico – spiegano gli esperti dell’istituto di statistica – ci si riferisce a quell’insieme di comportamenti e atteggiamenti che attengono al rispetto degli altri e delle regole di vita in una comunità”. E dall’indagine gli italiani non ne escono bene. Perché, una percentuale piuttosto alta, è disposta a perdonare anche veri e propri reati.

Per quasi un terzo degli italiani, adulti compresi, copiare a scuola è un atteggiamento “poco o per nulla grave”. “Copiare a scuola – si legge nel report – è ritenuto soprattutto un danno a scapito di chi copia e in generale un comportamento che danneggia tutti, perché contro le regole”. Soltanto l’8% ritiene che si tratta di un comportamento che lede il ruolo istituzionale dell’insegnante. E tra gli studenti iscritti ad un corso di studio la percentuale di indulgenti aumenta di parecchio: sale al 43%. Mentre donne e anziani si mostrano più intransigenti.

 

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Le scuole italiane si spopolano.

Le scuole italiane si spopolano:

studenti in calo per la prima volta anche al Nord.

Secondo i calcoli del Miur il prossimo anno saranno 70mila in meno gli alunni che frequenteranno le scuole italiane. Colpa del calo demografico. L’unica regione in controtendenza è l’Emilia Romagna

di SALVO INTRAVAIA

 

Le aule italiane si spopolano. A settembre, secondo i conteggi del ministero dell’Istruzione, saranno 70mila in meno gli alunni che frequenteranno le scuole italiane. Il calo demografico degli scorsi anni con sempre meno nascite sta facendo sentire i propri effetti sulle iscrizioni. E per la prima volta è segno rosso anche nelle regioni settentrionali, che per lungo tempo hanno tenuto i numeri per l’incremento degli alunni stranieri iscritti. Ma adesso anche bambini e studenti non italiani non crescono più, almeno non ai ritmi degli anni precedenti, e il totale degli alunni sta inesorabilmente diminuendo.

Sono le regioni meridionali a pagare il prezzo più alto di un calo che sembra inarrestabile. Dei 69.256 alunni in meno conteggiati dal Miur, e comunicati ai sindacati qualche giorno fa, oltre 51mila spariranno nelle regioni meridionali. Saranno 15.500 in meno in Campania e 11mila in Puglia. Come se chiudesse i battenti da un anno all’altro una cittadina come Chieti o Pordenone, al Nord. Perché anche, dal prossimo anno scolastico anche Veneto, Lombardia, Piemonte e tutte le regioni del nord dovranno fare i conti alcune migliaia di alunni in meno: oltre 5mila in Veneto e quasi 3.500 in Piemonte. Tutte, tranne l’Emilia-Romagna che dovrebbe incrementare le presenze di 1.500 unità

Per il momento, il decremento in aula non si ripercuoterà sugli organici degli insegnanti. Il ministero dell’Istruzione ha stabilito di mantenere gli stessi posti dell’anno in corso: 617mila escluso il sostegno. Arriveranno anche 2mila posti in più per potenziare il Tempo pieno alle elementari, mille e 500 in più di insegnante tecnico-pratico e 400 posti in più nei licei musicali. Ma saranno 361 in meno le cattedre degli istituti professionali. Con lo stesso numero di cattedre e meno alunni, sarà possibile ridurre il numero delle cosiddette classi-pollaio e, soprattutto al sud, mettere in campo strategie di lotta alla dispersione scolastica, che ci vede ai primi posti in Europa. Ma, quasi certamente, nei prossimi anni il calo delle presenze tra i banchi scolastici del Belpaese si ripercuoterà sulla dotazione delle cattedre. Perché, secondo le proiezioni dell’Istat sulla popolazione residente, tra dieci anni, gli italiani in età scolare saranno 820mila unità in meno.

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Scuola, aumenta la dispersione scolastica

Scuola, aumenta la dispersione scolastica: cresce tra le ragazze

La Fondazione Agnelli legge i dati Eurostat e lancia l’allarme: il peggioramento è sul versamente femminile

di ILARIA VENTURI

 

Nuovo campanello d’allarme sulla dispersione scolastica in Italia. Negli ultimi due anni è tornata a crescere: dal 13,8% del 2016 al 14,5% del 2018. E il peggioramento è dovuto alla crescita della dispersione fra le ragazze (dall’11,2% al 12,1%), mentre quella maschile rimane invariata al 16,6%. E’ la Fondazione Agnelli a leggere i dati Eurostat. L’ufficio statistico dell’Unione europea ha recentemente aggiornato un indicatore cruciale sulla salute dei sistemi di istruzione e formazione: quello relativo alla quota di 18-24enni che hanno terminato gli studi privi di un diploma o di una qualifica. Si tratta della misura ufficialmente adottata in sede europea per quantificare il fenomeno dell’abbandono scolastico e formativo, e seguirne l’evoluzione nel tempo.

E le notizie per l’Italia non sono buone: il dato del 2018 (ancora provvisorio) indica una netta risalita della quota nazionale di early leavers, dal 14 al 14,5%. “Era dalla fine degli anni ’90 che la dispersione calava, con la caratteristica che diminuiva in parallelo la dispersione maschile, sempre più alta, e quella femminile, più bassa” osserva Stefano Molina, ricercatore della Fondazione Agnelli. Quella che nel 2017 poteva essere interpretata come una semplice pausa di riflessione (dal 13,8% al 14%) deve quindi leggersi come una preoccupante inversione di tendenza, dopo decenni di costante successo delle politiche di contrasto alla dispersione.Scuola, aumenta la dispersione scolastica: cresce tra le ragazze

Le politiche realizzate in Italia avevano come obiettivo di rispettare la scadenza del 2020 dettata dall’Europa di scendere al 10% nella dispersione scolastica. “Ci ha sorpreso che il peggioramento italiano sia tutto ascrivibile alla componente femminile – continua Molina – Forse avevamo accantonato la preoccupazione, invece non bisogna abbassare la guardia. Anzi nella dispersione sono coinvolte, purtroppo, sempre di più le ragazze. E questo è un fenomeno che va capito”.

Il quadro nazionale è molto disomogeneo, con territori che dovrebbero aver già conseguito – in anticipo rispetto alla scadenza del 2020 – l’obiettivo europeo del 10% (Trento, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo), e le Isole dove invece la dispersione rimane superiore al 20%

 

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Maturità, l’errore del ministero nella prova di latino

Maturità, l’errore del ministero nella prova di latino

 

La gaffe nell’introduzione alla versione proposta per la simulazione del secondo scritto: si parla di “Livia Drusilla, nuora dell’imperatore”, ma in realtà Drusilla era sua madre. Gamberale: “Errore da matita blu”.

 

affe del ministero dell’Istruzione nella traccia della versione di latino per la prova simulata dell’esame di maturità, pubblicata oggi sul portale del Miur. Il brano da tradurre, un passaggio degli Annales di Tacito, trattava della caduta e morte di Seiano, il potente prefetto del pretorio dell’imperatore Tiberio. Nell’introduzione al brano, scritta dagli esperti del ministero, a un certo punto si legge letteralmente che Seiano, “ottenuti vari incarichi militari e civili grazie al favore di cui godeva presso Tiberio (il Caesar del testo), acquisì grandissima influenza nella vita del tempo, arrivando ad aspirare al matrimonio (forse davvero celebrato), con Livia Drusilla, nuora dell’imperatore, vedova del primo marito”. L’errore consiste nel fatto che Livia Drusilla, più nota semplicemente come Livia, era la moglie di Augusto e madre di Tiberio, non sua nuora. Ben più anziana di Seiano, dunque, che invece fu amante di Livilla, nipote di Livia Drusilla e così chiamata proprio in onore della prima imperatrice di Roma.

Un errore da matita blu, secondo Leopoldo Gamberale, professore emerito di Lingua e letteratura latina alla Sapienza di Roma: “Proprio perché è una simulazione dell’esame dovrebbero stare attenti – sottolinea  – hanno avuto tutto il tempo per lavorarci sopra, è un errore antipatico. La cosa è poco influente ai fini dell’interpretazione del testo, ma se l’avesse fatto un mio studente sarei saltato sulla sedia, in questo caso il Miur è da bocciare direi”. Più “clemente” Giorgio Piras, docente di Lingua e letteratura latina e direttore del dipartimento Scienze dell’antichità alla Sapienza: “L’errore c’è ma non è grave, perché nell’uso latino le donne di una stessa famiglia tendevano ad avere lo stesso nome. Si chiamavano tutte Livia, e già le fonti antiche non distinguevano i nomi. È un errore di confusione, ma non credo abbia ingenerato confusione negli studenti”.

 

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Scuola, in tutta Italia studenti in piazza contro la nuova maturità

Studenti in piazza contro la nuova maturità

 

“Non siamo cavie”, oltre 40 le manifestazioni da Trento a Palermo. Al centro della protesta anche il no all’autonomia differenziata e i tagli ai fondi per l’istruzione

di CORRADO ZUNINO

 

“Non siamo cavie”. Questa mattina gli studenti delle scuole superiori sono tornati in piazza contro la nuova Maturità, cambiata in corso d’anno per introdurre il Latin-Greco al Classico, la Mate-Fisica allo Scientifico e le tre buste (per tutti i candidati) per avviare l’orale. Ci sono già state manifestazioni (seguite) a Padova e Perugia, Pisa e Genova, dove lo striscione d’apertura chiedeva alludendo al programma quiz del tardo pomeriggio Rai: “Maturità o l’eredità?”. A febbraio sono state organizzate, tra l’altro, diverse occupazioni e autogestioni.

Questa mattina, a partire dalle nove, hanno preso l’avvio una dozzina di marce organizzate dalla Rete degli studenti medi (Venezia, Verona, Udine, Trento, Cagliari, Palermo e le principali città siciliane) e trenta manifestazioni annunciate dall’Unione degli studenti (Milano, Napoli, La Spezia, cortei in Friuli e in Puglia). “Siamo in settantamila”, hanno dichiarato. Il Fronte della gioventù comunista ha rivendicato la paternità della manifestazione, la presenza di molti studenti a loro vicini a Roma, Firenze, Livorno e Cagliari accusando gli studenti medi di aver contrastato la partecipazione “fino al giorno prima”. Simone Vial, annunciando per Fgc il corteo di Torino, ricorda invece: “La Legge di bilancio prevede una sottrazione di 4 miliardi di euro per la scuola dal 2019 al 2021”.

Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi, ha detto: “Sostituire la tesina con il gioco delle tre buste e improvvisare l’interdisciplinarietà con la doppia seconda prova significa, per i maturandi, perdere un’occasione per esprimersi e affrontare una prova completamente slegata dal loro percorsi di studi. L’Esame di Stato è solo la punta dell’iceberg di un sistema scolastico che non funziona, ma è sempre la prima cosa a essere modificata. Non importano le ripercussioni sulla pelle degli studenti, importa che costi poco”.

L’Unione degli studenti al popolare tema della Maturità ha affiancato la contestazione all’autonomia differenziata proposta dalla Lega a partire dagli istituti della Lombardia e del Veneto. “Saremo una costante spina nel fianco contro l’ennesimo governo che vuole distruggere il sistema nazionale di diritto allo studio”, ha dichiarato la coordinatrice Giulia Biazzo, “la regionalizzazione della scuola ignora il definanziamento dell’istruzione pubblica nel Paese e conferma il tradimento di questo esecutivo”. Diversi studenti maggiorenni, a giugno impegnati nella nuova Maturità, rivendicano di aver votato Cinque Stelle il 4 Marzo e di essere stati delusi dalle politiche sulla scuola del Movimento e dalla sua subalternità strutturale alla Lega del ministro Marco Bussetti e di Matteo Salvini.

In Campania, regione ad alto tasso di dispersione scolastica, c’è stata mobilitazione naturalmente a Napoli (approdo in Regione) e poi a Salerno, Torre del Greco, Castellamare, Pomigliano d’Arco. “Il ministro Bussetti”, ancora l’Unione degli studenti, “ha vergognosamente dichiarato come per le scuole del Sud non ci saranno fondi e che dovranno essere i meridionali a lavorare e impegnarsi”.

La protesta anti-Maturità è larga. Ieri il Movimento studenti di Azione cattolicaha scritto al ministro Bussetti: “La lenta pubblicazione di informazioni sul nuovo esame, dilazionate tra i mesi di settembre e gennaio, ha generato confusione e difficoltà. A questo si sono aggiunte le modifiche alla struttura del colloquio orale comunicate a gennaio e la pubblicazione degli esempi della seconda prova scritta solo per alcuni indirizzi. Non vorremmo che si stesse sperimentando su noi studenti un nuovo sistema scolastico”.
 

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Bologna, il liceo fai-da-te di Confindustria

Bologna, il liceo fai-da-te di Confindustria

 

Corsi per metà in inglese, curriculum orientato sulle materia scientifiche. Ma manca ancora il sì del ministero

di ILARIA VENTURI

 

Apre a Bologna il liceo degli industriali. Sarà un percorso di quattro anni, si chiama “Steam international”, ed è mutuato da un modello inaugurato lo scorso anno dalla provincia di Trento in un centro di formazione professionale a Rovereto. Confindustria l’ha presentato alle famiglie a metà gennaio, per raccogliere le pre-iscrizioni in vista dell’avvio delle lezioni a settembre. La sede della nuova scuola sarà in via Cartoleria. L’Associazione industriali parla di un progetto formativo in divenire e non ancora approvato dal ministero all’Istruzione. Altro non rivela, ma l’iniziativa è molto avanti: la domanda per ottenere la parità è già stata presentata all’ufficio scolastico, così come è stato avviato l’iter per essere riconosciuti a livello ministeriale, come sperimentazione uguale a quella di Rovereto, già partita. E in effetti l’innovazione del percorso formativo non manca.

“Steam” è l’acronimo per Science, Technology, Engineering, Arts, Mathematics: un approccio che punta sulle materie scientifiche, ma non trascura la parte umanistica, in linea con la necessità di un “Rinascimento meccatronico” teorizzato dagli economisti, di un ingegnere-filosofo necessario al futuro dell’industria. Dopo avere spinto forte sull’istruzione tecnica, dopo i tanti appelli e i progetti con gli istituti pubblici, Confindustria ha deciso di farsi anche una scuola tutta sua: sarà privata paritaria (il riconoscimento è atteso entro giugno), con otto borse di studio per i ragazzi meritevoli, provenienti da famiglie in difficoltà economiche, che copriranno il costo di iscrizione. Se il progetto andrà in porto dovrebbe partire una prima classe.

Cosa si studierà? Il percorso sarà di tipo liceale, ad indirizzo scientifico-scienze applicate, col 50% delle lezioni in inglese, un minimo di 6 ore al giorno, 300 di alternanza scuola-lavoro in imprese d’ogni ambito, dal medicale all’automotive. Alla fine dei quattro anni gli studenti otterranno la doppia Maturità: il diploma liceale, con un anno d’anticipo, e quello degli esami inglesi A-Level (Cambridge international). La didattica punterà molto sul saper fare. «Lo scopo è creare nuove competenze, abituando i ragazzi a ragionare, trasversalmente, su come risolvere un problema insieme ai compagni», scrive il presidente Alberto Vacchi nella lettera di invito alla presentazione del nuovo liceo mandata alle scuole medie e che ha fatto arrabbiare il sindacato di base Usb («la scuola di Confindustria pubblicizzata dagli istituti comprensivi statali»).

I presidi delle superiori si dicono sorpresi, il progetto ancora non è stato diffuso. E c’è già chi teme un’invasione di campo.

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Scuola: ipotesi divieto totale dell’uso dei cellulari in classe.

Scuola: ipotesi divieto totale dell’uso dei cellulari in classe.

Bussetti: “Sì all’uso didattico”

 

Lo prevedono due emendamenti alla proposta di legge sulla reintroduzione dell’insegnamento dell’Educazione civica nelle primarie e secondarie. L’indicazione sarebbe già stata recepita dalla maggioranza

di CORRADO ZUNINO

 

È partito ieri nella Commissione Cultura della Camera il percorso delle proposte di legge che reintroducono l’insegnamento dell’Educazione civica nella scuola primaria e secondaria. Il testo guida predisposto da Massimiliano Capitanio (Lega) sarà integrato con altre proposte di maggioranza e opposizione. In un testo della Lega (Giorgia Latini) e in un secondo di Forza Italia (a cura dell’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini) si dispone il “divieto, salvo casi particolari specifici, di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell’attività didattica”. All’interno della Commissione la maggioranza sarebbe orientata a recepirli. La proposta Gelmini contestualizza il divieto all’interno di “attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di internet e degli altri strumenti digitali, nonché su progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico”.

Sulla questione smartphone a scuola si procede con scarti che non aiutano a un’evoluzione organica delle norme sull’uso consapevole di un mezzo così diffuso tra gli adolescenti. Il lavoro più importante sul tema era stato realizzato da una commissione di esperti sotto il ministero guidato da Valeria Fedeli , che a Repubblica anticipò: “Lo smartphone è uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet”. Disse la ministra: “Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”.

Con l’insediamento del governo penta-leghista il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, disse subito di guardare con attenzione alla scelta del Parlamento francese, che nei giorni di giugno aveva votato il primo “sì” al divieto dei telefonini in classe. Successivamente, però, Bussetti disse di non voler buttare via le aperture della Fedeli: “L’uso di smartphone e tablet può essere molto utile a fini didattici”, assicurò. Affermazione che ha ripetuto anche oggi. Ora si presentano le nuove indicazioni della Lega alla Camera: in questi primi sette mesi di governo il ministro si è sempre adeguato alle volontà del partito.

Sul piano dell’Educazione civica, il testo guida prevede quattro articoli. Si parte con un monte ore annuale di 33 ore da affidare ai docenti dell’area storico-geografica nelle scuole secondarie di primo grado e ai docenti dell’area economico-giuridica nelle scuole secondarie di secondo grado e, quindi, si prevede l’organizzazione di un premio annuale per l’Educazione civica destinato alle esperienze migliori realizzate. “L’insegnamento civico”, si legge nel testo del leghista Capitanio, “deve servire non solo ad avvicinare i giovani alla conoscenza delle istituzioni, ma anche a sensibilizzarli alla solidarietà accompagnandoli in percorsi di coesione sociale. L’Educazione civica deve facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del volontariato e la loro integrazione con le persone con disabilità e incoraggiare, anche attraverso l’educazione alla legalità, la loro partecipazione alla vita associata come cittadini attivi”.

La proposta del Movimento 5 stelle è firmata dalla pentastellata Fabiana Dadone. “In particolare l’insegnamento dell’Educazione civica – si legge nel suo testo – deve comprendere lo studio della Costituzione; un’introduzione di base al diritto costituzionale; un’introduzione al diritto dell’Unione europea; l’educazione alla legalità; l’educazione alla cittadinanza digitale; l’educazione al rispetto dei beni culturali, paesaggistici e naturali; l’educazione ai principi delle pari opportunità”. Per il centrista Gabriele Toccafondi, ex sottosegretario all’Istruzione, l’insegnamento dell’Educazione civica “ha lo scopo di sviluppare negli studenti il senso della cittadinanza mediante la conoscenza della Costituzione nei suoi aspetti giuridici, storici, culturali e morali e nella sua qualità di enunziato fondamentale dei valori comuni della vita civile collettiva della nazione”.

 

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Materie seconda prova e commissari esterni

Materie seconda prova e commissari esterni

 

Materie seconda prova e commissari esterni: tutte le scelte Miur per Licei, Tecnici e Professionali per la Maturità 2019

 

MATURITÀ 2019, MATERIE SECONDA PROVA

Come anticipato sulla pagina Facebook del Miur – con un video che sembrava avere come unico obiettivo quello di creare suspense e aggiungere ansia ai maturandi di quest’anno – il 18 gennaio il Ministero ha comunicato le materie seconda prova maturità 2019 e quelle affidate ai commissari esterni, in anticipo rispetto agli anni precedenti. Le materie scelte per alcuni indirizzi di studio sono state comunicate attraverso un video del Ministro Bussetti su Facebook. Nessuna buona notizia per i maturandi: la seconda prova sarà multidisciplinare.

MATERIE COMMISSARI ESTERNI ESAME DI STATO 2019

Gli studenti della maturità 2019 possono quindi aggiungere un nuovo importante tassello all’esame di Stato che dovranno affrontare a partire dal 19 giugno. Fino all’ultimo c’è stato il rischio – ora confermato – che la seconda prova potesse diventare multidisciplinare, così come specificato tanto nella riforma quanto nella circolare sulle prime disposizioni in materie di esame di Stato 2019, includendo tutte le discipline caratterizzanti degli indirizzi di studio. Di seguito trovate la lista completa delle materie uscite per la seconda prova e di quelle affidate ai commissari esterni per la maturità 2019. Gli studenti dovranno prepararsi a nuove tracce multidisciplinari. Peccatolo solo che l’annuncio sia arrivato a gennaio e ai maturandi non resti tantissimo tempo per esercitarsi.

MATERIE SECONDA PROVA MATURITÀ 2019 LICEI

Ecco le materie seconda prova maturità 2019 e quelle dei commissari esterni scelte dal Miur per il liceo classico, scientifico, linguistico, scienze umane, musicale, artistico.

MATERIE SECONDA PROVA MATURITÀ 2019 ISTITUTI TECNICI

Ecco le materie che il Miur ha scelto per la seconda prova e per i commissari esterni dei diversi Istituti Tecnici:

MATERIE SECONDA PROVA MATURITÀ 2019 ISTITUTI PROFESSIONALI

Di seguito le materie seconda prova maturità 2019 scelte dal Miur per gli Istituti Professionali e le materie affidate ai commissari esterni:

Se non hai trovato il tuo indirizzo di studio tra questi ti consigliamo di collegarti al motore di ricerca del Miur, scegliere il tuo indirizzo e consultare la materie scelte.

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