books-3218233_960_720 Diploma in quattro anni

Diploma in quattro anni

La stampa propone un articoli sul diploma in 4 anni di Elisabetta Pagani

“Noi, diplomati in quattro anni con il cuore in Europa”

Le esperienze dei primi maturandi italiani del liceo breve alla vigilia della sperimentazione per duecento istituti.

«Sapevo che avrei rinunciato a parte del mio tempo libero ma a volte è dura vedere che i miei amici escono mentre io sono a casa a studiare. A scuola sto incontrando delle difficoltà, è una continua scalata. Però sono sicura che quando arriverò in cima sarò fierissima di me». A scrivere è una ragazza che oggi ha 16 anni e frequenta la terza scientifico del liceo Gallio di Como, dove si prepara per la maturità del 2019 con un anno di anticipo sui suoi coetanei.  L’istituto paritario fa parte del gruppo di 12 «pionieri», privati e pubblici, che ha avviato la sperimentazione del diploma in 4 anni prima del bando del ministero dell’Istruzione, che a settembre consentirà a 192 licei e tecnici di formare classi per il quadriennale. Il gruppo dei 12 ha però perso un pezzo prima di partire, il liceo statale Garibaldi di Napoli: «Non si è mai iscritto nessuno – spiega la vicepreside Rosaria Blasi – forse non era il contesto giusto per questa novità».

Pubblico e privato

Una novità che non ha convinto tanti, tra cui i sindacati. Ma come sta andando per i primi diplomati a 18 anni? «Noi siamo stati i pionieri insieme al San Carlo di Milano – spiega Donatella Preti, dirigente scolastica del liceo Guido Carli di Brescia, nato 5 anni fa per volontà dell’Associazione industriale locale – e a luglio 2017 abbiamo avuto i nostri primi diplomati. Difficile tirare le somme su una sola esperienza, ma i risultati sono stati positivi. Votazione media di 83/100, in linea con quella dei nostri pochi maturandi quinquennali e ben oltre quella nazionale». Tre le scelte principali di chi si è diplomato alla Guido Carli, paritaria con retta di 8000 euro che quest’anno porta alla maturità 34 diciottenni: «La Bocconi, il Politecnico di Milano o l’estero».

Il percorso di studi abbreviato – confermano docenti, genitori e studenti – è «duro, serve molto impegno e il tempo libero diminuisce». I ragazzi – specifica il ministero – devono dimostrare le stesse competenze dei colleghi del quinquennale. Per recuperare tempo, allora, si allungano l’anno scolastico e l’orario giornaliero. «Si inizia ai primi di settembre – continua Preti – e si chiude il 30 giugno: 38 settimane invece di 33». Come al liceo Gallio, dove la prima maturità breve – per 22 ragazzi entrati con un test – sarà nel 2019: «38 settimane – spiega il preside, padre Luigi Croserio – e 30 ore a settimana, mentre al biennio dello scientifico normale sono 27. Servono una buona preparazione dal primo ciclo di studi, propensione all’impegno e conoscenza dell’inglese, ma il nostro desiderio non è quello di fare una cosa per pochi».

Materie in inglese

In queste scuole sono molte le materie insegnate in inglese. «Più del 40% – spiega Barbara Fumagalli, rappresentante dei genitori di terza del liceo comasco – ed è giusto che sia così se vogliono confrontarsi con l’estero. Il programma è impegnativo ma il metodo di studio completamente diverso da quello tradizionale, che sta facendo l’altra mia figlia in quinta. Meno lezioni frontali, approfondimenti da fare a casa, interdisciplinarietà. Una preparazione che stimola il senso critico». Punti deboli? «Mette più ansia ai ragazzi».

A chiedere l’introduzione del quadriennale sono stati in molti casi i genitori, rappresentanti di un tessuto economico locale imprenditoriale o di professionisti con lo sguardo rivolto all’estero. «Il giudizio per noi è positivo – spiega Salvatore Giuliano, preside del liceo Majorana di Brindisi che Luigi Di Maio ha inserito nella lista dei suoi eventuali ministri (Istruzione) – ed è monitorato da un comitato tecnico-scientifico. I ragazzi nell’arco dei 4 anni fanno lo stesso monte ore del quinquennale, ma il segreto è il metodo di studio. Quello tradizionale non funziona, bisogna innovare. Noi da sempre usiamo la tecnologia, il cooperative learning, l’apprendimento intervallato. Con ottimi risultati – sottolinea -. E non è vero che è un percorso che esclude, anzi. Da noi ci sono diversi ragazzi con deficit specifici dell’apprendimento. Spero – conclude – che le quasi 200 scuole che si accingono a iniziare il quadriennale non lo facciano con il metodo tradizionale».

Dalle prime informazioni sulle iscrizioni non sembra però che la novità abbia riscosso grande successo. «È un percorso che deve ancora affermarsi – confermano i presidi – e forse spaventa la mole di impegno». «È il prezzo da pagare per risparmiare un anno – dice Lorenzo De Simone, maturando del Majorana – io sono in quarta e stiamo facendo il Fascismo come le quinte». Soddisfatto della scelta? «Devi abituarti a un ritmo e a livelli di stress più alti, serve una bella forza interiore. Ma sono riuscito a mantenere i miei interessi, la palestra e le recensioni di musica per una fanzine. Da grande vorrei fare l’insegnante o il ricercatore, magari all’estero. E sono contento di poterlo fare un anno prima, come tanti in Europa».

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