Gli studenti danno i voti

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Gli studenti danno i voti

 

Gli studenti danno i voti: troppo impegno e poco lavoro, università italiane bocciate

Dalla Cina alla Spagna, dalI’India alla Gran Bretagna, i risultati dell’indagine Sodexo su soddisfazione e aspettative. Nel nostro Paese quasi la metà degli iscritti si dice ‘non contenta’ del proprio percorso accademico e un allievo su tre ha pensato di lasciare

di CRISTINA NADOTTI

 

ROMA – Carichi di lavoro eccessivi e difficoltà a conciliare socializzazione e studio, i ragazzi italiani percepiscono la loro vita da universitari come insoddisfacente, soprattutto poiché valutano come inutile il loro impegno, rispetto alle prospettive di lavoro dopo la laurea.

Sodexo, società che si occupa di migliorare i servizi all’interno dei campus universitari, ha realizzato un sondaggio su oltre 4mila universitari in sei Paesi: India, Cina, Regno Unito, Stati Uniti, Spagna e, appunto, Italia. Quasi 4 universitari italiani su 10, cioè il 38 per cento, rivelano di non essere soddisfatti della propria vita e in pratica la metà, il 46 per cento, si dice non contento del proprio percorso accademico. Le percentuali sono molto diverse negli altri Paesi oggetto di studio, poiché si dicono soddisfatti degli studi proprio e della vita da studenti l’82 per cento degli indiani, il 76 per cento dei cinesi, il 75 per cento degli inglesi, il 73 per cento degli americani e il 70 per cento degli spagnoli.

Non basta, per commentare i dati, considerare che nei Paesi in cui l’accesso a un’istruzione accademica è un privilegio, come l’India appunto, possa bastare essere universitari per sentirsi quasi arrivati. A preoccupare è infatti lo scarto consistente tra il dato italiano e quello di altri Paesi europei, come Regno Unito e Spagna.

Il 36 per cento dei nostri studenti ha perciò pensato almeno una volta di abbandonare l’università, contro il 5 per cento dei cinesi e il 20 per cento degli indiani, preceduti solo dai pari età inglesi (37 per cento, ma per loro l’abbandono coincide con il lavoro). Gli italiani che hanno partecipato al sondaggio lamentano l’eccessivo carico di lavoro (il 51 per cento), la mancanza di equilibrio tra studio, socializzazione e lavoro (44 per cento) e la possibilità di trovare un’occupazione dopo la laurea (43 per cento).

Il tempo dell’insegnamento è soddisfacente soltanto per il 56 per cento degli universitari italiani e oltre 4 su 10 (il 43 per cento) devono fare i conti con una situazione economica preoccupante, con problemi di gestione delle spese quotidiane. Infine, soltanto un terzo degli studenti (37 per cento) pensa ci sia un buon rapporto qualità-prezzo dai servizi offerti dal proprio ateneo, valore inferiore a quelli di tutte le altre nazioni, fatta eccezione per il Regno Unito. Indicativa anche la sfiducia degli studenti italiani sulla capacità degli atenei di fare fronte alle loro esigenze, o di essere presenti in caso di difficoltà: il 53 per cento ritiene che l’università possa aiutalo a trovare un alloggio, il 47 per cento sente tutelato il suo diritto alla salute, il 46 per cento ritiene che l’università favorisca la socializzazione e il 46 per cento si sente sostenuto economicamente.

“Per attrarre le menti più brillanti e continuare a stimolarle, le università non devono solo fornire istruzione, ma devono anche rivolgere la loro attenzione alla qualità della vita degli studenti e di tutti coloro che lavorano all’interno dei campus – spiega Franco Bruschi, Head of Schools & Universities Segment Med Region di Sodexo – Ad esempio, la sicurezza e il comfort dell’ambiente in cui gli studenti vivono e studiano sono fattori che influenzano qualità della vita e capacità di apprendimento”.

“Sorprende un poco la scarsa soddisfazione per il rapporto costi-benefici dell’istruzione universitaria. Le università pubbliche italiane, a dispetto di certi luoghi comuni, presentano costi di accesso fortemente contenuti a fronte di una qualità media elevata che ci viene internazionalmente riconosciuta” commenta Paolo Cherubini, Prorettore Vicario dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Per Loredana Garlati, Prorettore all’Orientamento e Job Placement dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, invece: “Vista dal lato positivo, lo studente non vede più l’università come un “esamificio”, ma come una comunità da cui attendere non solo qualità didattica ma anche supporto nella soluzione dei propri problemi attraverso servizi orientamento, counselling, alloggi, luoghi di aggregazione, sport. Su questo le università italiane hanno ancora molto da fare”.

Michele Rostan, Delegato al Benessere Studentesco all’Università degli

Studi di Pavia, spiega che: “Occorre un maggiore impegno nel contrastare la dispersione formativa, nell’accompagnare gli studenti nel loro percorso, una maggiore attenzione alla didattica e l’offerta di maggiori spazi dedicati allo studio, soprattutto insieme ad altri studenti”.

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Scuola media, il riassunto nella prova d’italiano di terza

Scuola media, il riassunto nella prova d’italiano di terza

Il Miur ha presentato le linee guida per il nuovo esame della scuola media. Oltre al vecchio tema la possibilità di riscrivere un testo. Il linguista Serianni: “Così si migliorano le competenze”

Scuola media la rivincita del riassunto, da noioso compito a casa a prova di esame. Dal prossimo giugno gli studenti che sosterranno l’esame di terza media durante la prova di italiano potranno cimentarsi anche con la “riscrittura di un testo narrativo o descrittivo”.

Il Miur ha presentato le linee guida destinate agli insegnanti della scuola media  che devono predisporre le prove secondo le nuove indicazioni e il documento di orientamento messo a punto da una commissione di esperti guidata dal linguista Luca Serianni.

La nuova prova di italiano nella scuola media sarà articolata in quattro diverse tipologie e gli studenti potranno scegliere il testo narrativo o descrittivo, simile al tema tradizionale, l’argomentazione scritta per sostenere una tesi con ragionamenti stringenti, la comprensione di un testo, di carattere letterario o scientifico, anche attraverso una sua riscrittura, in pratica un riassunto, oppure una prova che sia un mix delle precedenti.

La nuova prova di italiano nella scuola media si avvicina in questo modo a quella dell’esame di maturità, che da tempo aveva stabilito criteri diversi rispetto al tema. Le scuole già dallo scorso ottobre hanno ricevuto una circolare in proposito e il ministero ha organizzato conferenze di servizio sul territorio con presidi e docenti, per cui gli studenti dovrebbero aver già svolto esercitazioni sulla nuova prova.

Non è soltanto la prova di italiano a introdurre delle novità nella scuola media. Il nuovo esame che si sosterrà a giugno prevede tre scritti (una prova di italiano, una di matematica, una sulle lingue straniere) e un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza.

Come già accadeva, saranno le singole commissioni a predisporre i testi per le prove scritte nella scuola media; per quanto riguarda quella di italiano il giorno dell’esame ogni commissione sorteggerà una terna di tracce (ne verranno preparate tre) da sottoporre ai ragazzi che dovranno sceglierne una.

“Il gruppo di lavoro è stato costituito a luglio con il compito di definire una serie di interventi operativi per migliorare le competenze nella lingua italiana delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Quello che presentiamo  – ha sottolineato la Ministra Valeria Fedeli – è un primo risultato. Il documento finale potrà rappresentare una utile guida per i docenti anche nell’attività didattica quotidiana, oltre che in vista dell’Esame finale del primo ciclo”.

“Il proposito è stato quello di offrire ai docenti suggerimenti per predisporre al meglio le prove d’esame nella scuola media e valutare le competenze di lingua italiana per quanto riguarda sia la comprensione sia la produzione del testo” ha dichiarato il professor Serianni secondo il quale sarebbe bene abituare i ragazzi a misurarsi con queste nuove tipologie di prove già dalle ultime classi della Primaria.

Il lavoro del gruppo di esperti non si esaurisce

con il documento presentato oggi. Nei prossimi mesi l’attenzione sarà rivolta all’esame di Maturità. Il Ministero dovrà definire, infatti, per la prova d’italiano e per le seconde prove, appositi quadri di riferimento utili per la loro redazione e valutazione.

 

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Alternanza scuola lavoro

Alternanza scuola lavoro, cento docenti a vigilare e un bottone rosso per le denunce.

Agli Stati generali la ministra Fedeli annuncia la nuova piattaforma online. “Il progetto scolastico è stato una delle maggiori innovazioni degli ultimi anni”. La Cgil: “Attenzione, molti studenti a marzo votano”. Manifestazioni al Miur

di CORRADO ZUNINO

Per valutare e risolvere gli aspetti critici dell’Alternanza scuola lavoro – studenti mandati a spalare in stalla invece che istruiti al funzionamento di una fattoria didattica, ragazzi di un Alberghiero chiamati a piegare maglioni da Zara invece di apprendere come si allestisce una vetrina -, il ministero dell’Istruzione ha istruito cento docenti, oggi incardinati nei venti Uffici scolastici regionali, li ha affidati a una task force centrale di dieci persone guidata dal capo delle segreteria tecnica della ministra, Oscar Pasquale, e ha chiesto a tutti e centodieci di occuparsi delle esperienze formative che non tornano, delle segnalazioni di mala Alternanza che, da oggi, potranno arrivare direttamente dagli studenti. Il piano prevede anche l’intervento di mille tutor dell’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro attivo, istituita con il Jobs Act: duecentocinquanta saranno operativi da gennaio. Ieri mattina il gruppo dei cento docenti ha raggiunto Roma per finalizzare le istruzioni fin qui ricevute

La novità della Legge 107, l’Alternanza appunto, è stata fortemente criticata in autunno ed è stata motivo di manifestazioni di piazza ancora ieri. “Le nostre università, con i tirocini sfruttamento, sono ormai palestre di lavoro gratuito o precario”, dice Andrea Torti della Link, organizzazione che attraverso l’Unione degli studenti ha organizzato un corteo che si concluderà – servizio d’ordine permettendo – sotto le finestre della ministra con alcuni ragazzi in tuta blu e incatenati.

Aprendo gli Stati generali dell’Alternanza scuola lavoro, questa mattina nella Sala delle comunicazioni del ministero, Valeria Fedeli ha illustrato la nuova piattaforma allestita all’interno del sito del Miur (www.alternanza.miur.gov.it). Le scuole, da oggi, potranno cercare qui luoghi di ospitalità per il mezzo milione di studenti del triennio superiore chiamati ad apprendere la logica del lavoro, a fare le prime esperienze di orientamento post-diploma (sono 400 le ore obbligatorie di Alternanza per gli iscritti agli istituti tecnici e professionali, 200 ore quelle per i licei). Sulla nuova piattaforma, evoluzione del vecchio registro tenuto in collaborazione con Unioncamere, le aziende, i musei, i negozi commerciali, le organizzazioni no profit, i giornali, le università, le fattorie potranno offrire il loro progetto formativo e indicare i luoghi dove si svolgerà. Racconta Oscar Pasquali: “La nuova piattaforma riprende la logica booking.com, ospiterà l’incontro tra domanda educativa e offerta di esperienze”.

Il sito ufficiale sull’Alternanza scuola lavoro, fino a ieri, era un elenco di aziende e strutture che indicavano il numero di studenti che potevano accogliere, gli orari in cui si poteva svolgere il progetto didattico. Da oggi sulla pagina le notifiche avvertiranno il singolo istituto che una sua richiesta è stata soddisfatta. La nuova Alternanza prevede un ciclo di lezioni sulla sicurezza preparato dall’Inail: sette blocchi, quattro ore in tutto, e lo studente a ogni fine sessione dovrà rispondere alle domande. Se per tre volte non supererà il test, dovrà ripartire da capo. Ancora, ci sarà un ampio spazio in cui le tre figure protagoniste (scuola, alunno e struttura ospitante) potranno vicendevolmente valutarsi. In futuro il portale offrirà un registro delle presenze per chi ha svolto fuori dall’istituto scolastico le ore obbligatorie.

Il punto centrale e più discusso delle nuove pagine è il “bottone rosso”, raggiungibile con un “clic”. Il singolo studente, “prendendosene la responsabilità”, potrà segnalare episodi o cicli interi di cattiva formazione. La mala Alternanza, sì. Prima di far arrivare la denuncia direttamente al ministero dell’Istruzione, ogni ragazzo dovrà far sapere se si è già rivolto al responsabile scolastico del progetto o al dirigente dell’istituto. Se non l’ha fatto – e dovrà certificarlo online – potrà comunque rivolgersi al Miur. Entro sette giorni l’ufficio distaccato del ministero dovrà dare una risposta. Se lo studente non sarà soddisfatto, potrà chiedere l’intervento del ministero centrale (che in cinque giorni risponderà).

“I numeri dei primi tre anni di attuazione sono incoraggianti”, dice la Fedeli, “la risposta da parte delle scuole è stata significativa e immediata. Le esperienze pionieristiche di Alternanza scuola lavoro risalgono al 2003 e oggi dobbiamo garantire percorsi sempre più qualitativi. Stiamo parlando di una didattica preziosa, una delle maggiori innovazioni introdotte nella scuola negli ultimi anni. Unisce il sapere al saper fare, consente di consolidare conoscenze acquisite sui banchi, di sviluppare competenze come il problem solving e il lavoro in gruppo. E’ un’attività, soprattutto, di orientamento e permette ai giovani di conoscersi meglio, di scoprire attitudini e preferenze”.

Il ministero dell’Istruzione ha redatto una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in Alternanza: “Garantirà l’accesso a una formazione personalizzata e coerente con il piano di studi, da svolgere in un ambiente di qualità, con obiettivi di apprendimento chiari, un tutor scolastico e uno nella struttura ospitante”, dice la Fedeli. La Carta è stata contestata dagli studenti di Uds e Udu, le sigle più rappresentative. Sul bottone rosso ancora la ministra: “Potremo seguire le segnalazioni, monitorarne i percorsi e garantire risposte rapide”. Cita infine ottanta esempi di “buone esperienze”, tutte rintracciabili sul nuovo sito.

Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, è sempre critico: Il quadro resta fortemente negativo. Il Miur non tocca il numero delle ore obbligatorie, non modifica percorsi pesantemente ancorati alle presunte esigenze del mercato del lavoro, aggrava norme che favoriscono lo sfruttamento dei ragazzi in Alternanza in sostituzione di lavoratori retribuiti, non dà certezza sulla gratuità dei percorsi per studenti e famiglie. Il tema sarà uno degli argomenti più rilevanti su cui si giocherà la partita delle prossime elezioni politiche, dal momento che poco meno della metà degli studenti in Alternanza potrà esercitare il diritto di voto”.

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Diploma in quattro anni

Diploma in quattro anni: il piano coinvolgerà licei e istituti tecnici

Scuola, liceo in 4 anni: sperimentazione in 100 classi

Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande

La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto per il Piano nazionale di sperimentazione in 100 classi per il diploma in quattro anni. Il Piano coinvolgerà Licei e Istituti tecnici.

 

Fino a oggi, 12 scuole hanno sperimentato percorsi quadriennali sulla base di progetti di istituto autorizzati di volta in volta dal ministero. Per rendere maggiormente valutabile l’efficacia della sperimentazione, viene previsto ora un bando nazionale, con criteri comuni per la presentazione dei progetti, per 100 classi sperimentali in tutta Italia che partiranno nell’anno scolastico 2018/2019.

 

L’avviso sarà pubblicato a fine mese sul sito del Miur e le scuole potranno fare domanda dall’1 al 30 settembre. Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute. Le proposte – possono candidarsi sia scuole statali che paritarie – dovranno distinguersi per un elevato livello di innovazione, in particolare per quanto riguarda l’articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l’uso della metodologia Clil (lo studio di una disciplina in una lingua straniera), per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l’università e i percorsi terziari non accademici.

 

Nessuno ’sconto’. Alle studentesse e agli studenti dovrà essere garantito il raggiungimento di tutti gli obiettivi specifici di apprendimento del percorso di studi scelto. Il tutto entro il quarto anno di studi. L’insegnamento di tutte le discipline sarà garantito anche eventualmente potenziandone l’orario.

 

Nel corso del quadriennio, un Comitato scientifico nazionale valuterà l’andamento nazionale del Piano di innovazione e predisporrà annualmente una relazione che sarà trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Il Comitato sarà nominato dalla Ministra dell’Istruzione e dovrà individuare le misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle scuole coinvolte nella sperimentazione.

 

A livello regionale, invece, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, di anno in anno, da inviare al Comitato scientifico nazionale.

 

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Il Centro Studi Parini

Il Centro Studi Parini, una realtà educativa a Parma.

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“Vorremmo assicurare un giusto equilibrio al percorso educativo ad ogni individuo, il quale si rifletterà positivamente nell’esperienza di tutti gli altri membri della società; crediamo che qualsiasi incidente di percorso scolastico, qualsiasi blocco o rinuncia allo studio sono alla fine un danno per ciascuno di noi e tutta la società”. Quindi, “impegnarsi ad aiutare coloro che vogliono risolvere i loro problemi non è solo un’azione educativa ma anche sociale perché indirizzata al sostegno di tutta la collettività”.

 

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sì all’obbligo del vaccino

 

Si all’obbligo dei vaccini, come cambia l’iscrizione a scuola minori non vaccinabili in classi di soli immunizzati

Il Governo dice si all’obbligo dei vaccini nelle scuole.

Cambiano dal prossimo anno scolastico, per effetto del decreto sull’obbligo vaccinale, gli adempimenti per l’iscrizione a scuola. Ecco come: – DIRIGENTI SCOLASTICI: all’atto dell’iscrizione hanno l’obbligo di richiedere, alternativamente, la documentazione comprovante: l’effettuazione delle vaccinazioni, l’omissione o il differimento della somministrazione del vaccino, l’esonero per intervenuta immunizzazione per malattia naturale, copia della prenotazione dell’appuntamento presso l’asl.
– AUTOCERTIFICAZIONE: il genitore può anche autocertificare l’avvenuta vaccinazione e presentare successivamente copia del libretto. La semplice presentazione alla asl della richiesta di vaccinazione consente l’iscrizione a scuola, in attesa che la asl provveda ad eseguire la vaccinazione entro la fine dell’anno scolastico.
– LA FORMAZIONE DELLE CLASSI: i minori non vaccinabili per ragioni di salute sono inseriti in classi nelle quali sono presenti soltanto minori vaccinati o immunizzati naturalmente. I dirigenti scolastici comunicano all’asl competente, entro il 31 ottobre di ogni anno, le classi nelle quali sono presenti più di due alunni non vaccinati.
– GRATUITA’: tutte le vaccinazioni obbligatorie sono gratuite, anche quando è necessario ‘recuperare’ somministrazioni che non sono state effettuate in tempo.
– DISPOSIZIONI TRANSITORIE PER L’ANNO SCOLASTICO 2017-18: per la fase di prima applicazione del decreto si prevede che entro il 31 ottobre 2017 per la scuola dell’obbligo e entro il 10 settembre per i nidi si presenti la relativa documentazione o l’autocertificazione per l’avvenuta vaccinazione; la relativa documentazione per l’omissione, il differimento e l’immunizzazione da malattia; copia della prenotazione dell’appuntamento per le vaccinazioni presso l’asl. Inoltre: entro il 10 marzo 2018, nel caso in cui sia stata precedentemente presentata l’autocertificazione, deve essere presentata la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione. Dall’anno 2019-20 è invece prevista un’ulteriore semplificazione e gli istituti dialogheranno direttamente con le asl per verificare lo stato vaccinale degli studenti.

 

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Fedeli: “La violenza sulle donne problema che riguarda tutti, si deve combattere sin dai banchi di scuola”

Fedeli: “La violenza sulle donne problema che riguarda tutti, si deve combattere sin dai banchi di scuola”

 

“Nuovi terribili fatti di cronaca confermano che la violenza contro le donne, che può condurre fino al femminicidio, non è un fenomeno di natura episodica, né emergenziale. È un problema strutturale. Dobbiamo esserne tutte e tutti consapevoli”. Lo dichiara la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli.

“Quattro donne assassinate nelle ultimissime ore – prosegue la Ministra – ci ricordano che il tema che abbiamo davanti è ancora, innanzitutto, un tema culturale, di fronte al quale non si possono allargare le braccia, non si può derubricare il tutto a ‘semplici’ omicidi. Così come quattro ragazzine fatte oggetto di abusi durante il loro stage non sono un episodio di cronaca. Ognuna di queste vicende ci ricorda che abbiamo bisogno di politiche di contrasto e prevenzione della violenza che vadano di pari passo con misure per il raggiungimento della piena eguaglianza tra i sessi e per l’empowerment di donne e bambine. Politiche educative e sociali, dunque.

La parità tra bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini non è solo un diritto umano fondamentale, è la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. In questa battaglia il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca intende giocare un ruolo centrale: il sistema educativo deve essere sempre di più un luogo attivo di prevenzione, emersione e contrasto delle violenze”.

Con la “Buona Scuola” abbiamo gettato le basi per condurre questa lotta. La riforma richiama la convenzione di Istanbul del 2013 e assicura, attraverso il Piano triennale dell’offerta formativa, “l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori” su queste tematiche. Stiamo dando forte impulso all’attuazione di questa parte della legge.

A partire dalla formazione delle e dei docenti: la loro preparazione su questi temi è cruciale per intercettare situazioni di sopruso, sopraffazione, per affrontare dinamiche violente che possono generarsi tra ragazzi e ragazze, per contrastare il bullismo, che nelle sue forme omofobiche è alimentato da stereotipi sul maschile e il femminile che hanno una parentela molto stretta con quelli che generano la violenza contro le donne. A questo scopo lo scorso ottobre è stato varato il Piano per la formazione delle e degli insegnanti, finanziato con 325 milioni per il triennio 2016-2019. Tra le priorità ci sono la prevenzione del disagio, che si concretizza anche nello sviluppo di una cultura delle pari opportunità e del rispetto dell’altro, e l’educazione alla cittadinanza, che include la parità di genere.

A gennaio, nell’ambito del Piano in 10 azioni del MIUR per una scuola aperta, inclusiva e innovativa – finanziato con gli 840 milioni del PON per la Scuola –  sono stati stanziati 120 milioni per progetti sulle Competenze di cittadinanza globale, che includono il rispetto delle diversità e la cittadinanza attiva. Nell’ambito del Piano nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo stiamo promuovendo attività di prevenzione di ogni forma di violenza, mettendo a disposizione delle scuole specifiche risorse finanziarie e professionali e favorendo collaborazioni con istituzioni pubbliche, associazioni ed enti del terzo settore, oltre ad aziende dell’ITC e ai gestori dei principali social network.

Avvieremo a breve un tavolo di lavoro, in collaborazione con l’Associazione Editori Italiani, per dare seguito a quanto già sperimentato dal progetto Po.Li.Te (Pari Opportunità nei Libri di Testo): promuovere una riflessione su linguaggio e contenuti dei libri di testo, per la valorizzazione delle tematiche sulle differenze di genere, la valorizzazione del contributo delle donne in tutte le discipline e il superamento degli stereotipi sessisti.

Il MIUR è coinvolto in un gruppo di lavoro dell’Osservatorio nazionale sulla violenza contro le donne, con lo scopo di produrre un nuovo Piano nazionale antiviolenza. Nelle prossime settimane cominceranno le attività in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in occasione della quale prevediamo di coinvolgere in un evento ministeriale le scuole che hanno realizzato progetti di rilievo su questi temi. Anche all’interno delle università promuoveremo percorsi di valorizzazione degli studi di genere e di conoscenza del fenomeno della violenza contro le donne per formare le figure professionali coinvolte nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno.

Così intendiamo combattere un fenomeno che, ripeto, non è episodico ma strutturale. E che riguarda non solo le donne ma anche e soprattutto gli uomini. Riguarda, a ben guardare, l’intera società”.

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Docenti in cattedra dal primo giorno

Scuola, Fedeli: “Al lavoro per un avvio ordinato del prossimo anno: assunzioni entro il 14 agosto, docenti in cattedra dal primo giorno”

 

Un cronoprogramma serrato per garantire un avvio ordinato del prossimo anno scolastico. Lo ha illustrato oggi la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, nel corso di una conferenza stampa al Ministero spiegando che “il Miur lavora da oltre sei mesi per questo obiettivo. è un impegno preso con la scuola, con le ragazze e i ragazzi, con le loro famiglie – ha sottolineato la Ministra -. Rispetto al 2016/2017 abbiamo operato per concludere ogni attività almeno un mese prima”.

L’avvio di ogni anno scolastico, ha spiegato Fedeli in conferenza, richiede un lavoro “dietro le quinte molto importante del Ministero e delle scuole. Le procedure sono molte: iscrizioni, composizione degli organici, mobilità del personale, assunzioni in ruolo, assegnazioni provvisorie, supplenze. Stiamo lavorando a tutto fin dal primo giorno di insediamento del governo. È stata una scelta precisa affinché studentesse e studenti possano avere le docenti e i docenti in cattedra all’apertura dell’anno e tutto possa partire al meglio, anche le novità previste dai decreti attuativi della Buona Scuola”.

In particolare, durante la conferenza di oggi, è stato ricordato che quest’anno saranno 52.000 i posti disponibili per le assunzioni, compresi i 15.100 in più previsti dalla Legge di Bilancio grazie alla trasformazione di una parte dell’organico di fatto in organico di diritto. Le procedure per le assunzioni, ha assicurato la Ministra, si concluderanno “entro il 14 agosto, con decorrenza dei contratti dal primo settembre. Lo scorso anno si chiusero il 15 settembre”.

Grazie all’intesa siglata con le organizzazioni sindacali il 21 giugno scorso, lavoro d’anticipo anche per le assegnazioni provvisorie che si concluderanno entro il 31 agosto. Per la mobilità, che quest’anno è stata ordinaria e volontaria, buona parte dei risultati sono già stati pubblicati: il 21 luglio usciranno gli ultimi, quelli della scuola secondaria di II grado. Attraverso l’accordo sulla mobilità sottoscritto con i sindacati il 29 dicembre, a due settimane dall’insediamento del Governo, vengono tutelati il diritto delle docenti e dei docenti a spostarsi, ma anche quello delle alunne e degli alunni a formarsi adeguatamente e ad avere garantita la continuità didattica.

Sì alla tutela dei diritti, no agli abusi: questa la linea sui controlli relativi all’utilizzo della legge 104. “Dobbiamo agire a tutela di chi ha veramente bisogno – ha detto la Ministra – per questo oggi scriverò a Inps, Regioni e Ministero della Salute affinché sia aperto un tavolo per controlli e monitoraggi”.

Tempi più rapidi anche per l’assegnazione delle supplenze annuali: verranno effettuate entro la metà di settembre, in corrispondenza dell’inizio delle lezioni, garantendo alle ragazze e ai ragazzi continuità didattica e rispetto del diritto allo studio. L’anno scorso le procedure si conclusero ad ottobre. In più, grazie alle nuove assunzioni, il numero delle supplenti e dei supplenti si ridurrà di almeno 15.000 unità.

“Le nostre giovani e i nostri giovani avranno la possibilità di confrontarsi già dall’avvio del prossimo anno scolastico con le innovazioni introdotte dai decreti attuativi della Buona Scuola, entrati in vigore lo scorso 31 maggio – ha chiuso Fedeli -. Questa settimana va in Conferenza Stato-Regioni la proposta di ripartizione dei fondi per la costruzione di nuovi Poli per l’infanzia 0-6 anni. A settembre avremo la ripartizione del Fondo da 209 milioni per l’ampliamento dei servizi per questo ambito. Alla primaria partiranno i Poli ad orientamento artistico e performativo. Finalmente più pratica e cultura dell’arte e della musica nelle scuole”. Mentre “nella secondaria di I grado cambiano gli Esami: a settembre arriverà la circolare per informare scuole, alunne e alunni, famiglie. Da quest’anno arriva anche la prova di certificazione della lingua inglese a cura dell’INVALSI”. Nella secondaria di II grado, con l’inizio dell’anno scolastico, arrivano “il nuovo portale sull’Alternanza Scuola-Lavoro e la Carta dei diritti e dei doveri in Alternanza”.

Ovviamente, ha chiuso la Ministra, “questo risultato è e sarà possibile solo grazie all’impegno di tutte le componenti della scuola, dirigenti scolastici, personale amministrativo, docenti, funzionari del Ministero e degli Uffici scolastici regionali, che proseguiranno l’intensa attività anche nei mesi estivi. Voglio ringraziarli perché ciascuno, facendo il proprio dovere e dando il proprio contributo, sta mettendo al centro del sistema scuola le necessità e le aspettative di studentesse e studenti”.

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Campagna Iscrizioni

Campagna Iscrizioni A.S. 2017/2018

Il Centro studi G. Parini offre la possibilità di recuperare anni scolastici, programmazioni ed orari mirati in base alle singole esigenze.

Centro Studi G.Parini

Dal 1 Maggio sono aperte le iscrizioni al nuovo anno scolastico 2017/2018 : Licei, Ragioneria, Geometri ecc…

Sconti particolari a chi effettua l’iscrizione entro e non oltre il 30 Giugno 2017.

Il Centro Studi resterà aperto in estate per corsi estivi, ripetizioni private, aiuto compiti vacanze e test di ingresso.

Per informazioni rivolgersi al Centro Studi dal lunedi al venerdi dalle 9-12 telefonando ai numeri 324/6969699 e 0521/573963 e al pomeriggio telefonando al numero 324/6969699 .

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Linee guida maturità alunni diversamente abili

Esame di Stato per alunni disabili: le prove scritte devo essere equipollenti.

Criteri conduzione colloquio. La guida

 

Le prove d’esame per i candidati con disabilità devono essere predisposte secondo le disposizioni previste nel DPR n.323 del 23 luglio 1998, come chiaramente citato nell’art.22 dell’OM n.257/2017.

In base all’art.6 del citato DPR la commissione d’esame, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe, relativa alle attività svolte, alle valutazioni effettuate e all’assistenza prevista per l’autonomia e la comunicazione, predispone per i candidati con disabilità prove equipollenti a quelle assegnate agli altri candidati.

Le prove equipollenti, in coerenza con il PEI, possono consistere nell’utilizzo di mezzi tecnici o modalità diverse, ovvero nello sviluppo di contenuti culturali e professionali differenti, ma comunque atti a consentire la verifica degli obiettivi di apprendimento previsti dallo specifico indirizzo di studi, al fine del rilascio del relativo diploma.

Per la predisposizione delle prove d’esame e nel corso del loro svolgimento, la commissione d’esame può avvalersi di personale esperto; a tal fine la stessa si avvale, se necessario, dei medesimi operatori che hanno seguito l’alunno durante l’anno scolastico.

Il docente di sostegno e le eventuali altre figure a supporto dell’alunno con disabilità vengono nominati dal Presidente della commissione sulla base delle indicazioni del documento del consiglio di classe, acquisito il parere della commissione.

Per i candidati non vedenti, i testi della prima e della seconda prova scritta, se le scuole lo richiedono, sono trasmessi dal Ministero anche in codice Braille.

Per i candidati che non conoscono il codice Braille è possibile richiedere ulteriori formati (audio e/o testo), autorizzando anche la utilizzazione di altri ausili idonei, abitualmente in uso nel corso dell’attività scolastica ordinaria.

Per i candidati ipovedenti i testi della prima e della seconda prova scritta sono trasmessi in conformità alle richieste delle singole scuole le quali indicano su apposita funzione SIDI tipologia, dimensione del carattere e impostazione interlinea.

Per tutte le prove in formato speciale, come chiarisce l’art.22 comma 7 dell’OM n.257/2017, le scuole dovranno dare comunicazione anche alla Struttura Tecnica Esami di Stato via mail all’indirizzo seguente: segr.servizioisp@istruzione.it

Il tempo a disposizione per le prove scritte e il tempo da dedicare al colloquio d’esame, per i candidati con disabilità, deve rispettare quanto prevede il comma 8 del succitato art.22, in sintonia con l’art.6 del DPR n.323/1998

E’ possibile, quindi, prevedere tempi più lunghi nell’effettuazione delle prove scritte, anche in modalità grafica o scrittografica, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, e del colloquio, come previsti dall’art.16 comma 3 della legge n. 104/1992, purché questo non comporti un maggior numero di giorni rispetto a quello stabilito dal calendario degli esami. In casi eccezionali, la commissione, tenuto conto della gravità della disabilità, della relazione del consiglio di classe, delle modalità di svolgimento delle prove durante l’anno scolastico, può deliberare lo svolgimento di prove equipollenti in un numero maggiore di giorni.

Per quanto concerne lo svolgimento dell’esame di Stato, la sua valutazione e il titolo conseguito, è possibile differenziare i candidati con disabilità che hanno seguito una programmazione per obiettivi minimi, dai candidati con disabilità che hanno seguito una programmazione differenziata.

Nel primo caso, come precedentemente indicato la programmazione seguita come previsto nel P.E.I., conforme alle Linee guida e alle Indicazioni nazionali, consente ai candidati di sostenere l’esame anche mediante prove equipollenti e tempi più lunghi e determina l’acquisizione del titolo di studio (diploma conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore)

Nel secondo caso, i candidati che hanno seguito un percorso didattico differenziato, sempre in base al P.E.I., e sono stati valutati dal consiglio di classe con l’attribuzione di voti e di un credito scolastico relativi unicamente allo svolgimento di tale Piano possono sostenere prove differenziate, coerenti con il percorso svolto, finalizzate solo al rilascio di un attestato dove devono essere inseriti tutti gli elementi informativi indicati nel DPR n. 323/1998.

Nell’art.13 del succitato DPR si stabilisce, infatti, quanto segue: “Qualora l’alunno in situazione di handicap ha svolto un percorso didattico differenziato e non abbia conseguito il diploma attestante il superamento dell’esame, riceve un attestato recante gli elementi informativi di cui al comma 1”

Gli elementi informativi ai quali si fa riferimento e che devono essere indicati nell’attestato, sono i seguenti:

  • l’indirizzo e la durata del corso di studi
  • la votazione complessiva ottenuta
  • le materie di insegnamento ricomprese nel curricolo degli studi con l’indicazione della durata oraria complessiva destinata a ciascuna
  • le competenze, le conoscenze e le capacità anche professionali acquisite in relazione alla programmazione seguita
  • i crediti formativi eventualmente documentati in sede d’esame.

Questi candidati sostengono l’esame con prove scritte differenziate i cui testi sono elaborati dalle commissioni sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe.

I suddetti alunni, qualora non svolgano una o più prove scritte, sono ammessi alla prova orale, con l’indicazione sul tabellone esclusivamente dei risultati delle prove scritte effettivamente sostenute, rapportati in quarantacinquesimi. Il punteggio complessivo delle prove scritte risulterà a verbale e potrà essere calcolato in automatico con l’utilizzo dell’applicativo “Commissione web” o, in alternativa, determinato proporzionalmente.

Per tutti i candidati con disabilità, il riferimento all’effettuazione delle prove equipollenti o differenziate deve essere indicato solo nell’attestazione di cui all’articolo 13 del D.P.R. n. 323/1998 e non nei tabelloni affissi all’albo dell’istituto.

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