Diploma in quattro anni

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Diploma in quattro anni

Diploma in quattro anni: il piano coinvolgerà licei e istituti tecnici

Scuola, liceo in 4 anni: sperimentazione in 100 classi

Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande

La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto per il Piano nazionale di sperimentazione in 100 classi per il diploma in quattro anni. Il Piano coinvolgerà Licei e Istituti tecnici.

 

Fino a oggi, 12 scuole hanno sperimentato percorsi quadriennali sulla base di progetti di istituto autorizzati di volta in volta dal ministero. Per rendere maggiormente valutabile l’efficacia della sperimentazione, viene previsto ora un bando nazionale, con criteri comuni per la presentazione dei progetti, per 100 classi sperimentali in tutta Italia che partiranno nell’anno scolastico 2018/2019.

 

L’avviso sarà pubblicato a fine mese sul sito del Miur e le scuole potranno fare domanda dall’1 al 30 settembre. Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute. Le proposte – possono candidarsi sia scuole statali che paritarie – dovranno distinguersi per un elevato livello di innovazione, in particolare per quanto riguarda l’articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l’uso della metodologia Clil (lo studio di una disciplina in una lingua straniera), per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l’università e i percorsi terziari non accademici.

 

Nessuno ’sconto’. Alle studentesse e agli studenti dovrà essere garantito il raggiungimento di tutti gli obiettivi specifici di apprendimento del percorso di studi scelto. Il tutto entro il quarto anno di studi. L’insegnamento di tutte le discipline sarà garantito anche eventualmente potenziandone l’orario.

 

Nel corso del quadriennio, un Comitato scientifico nazionale valuterà l’andamento nazionale del Piano di innovazione e predisporrà annualmente una relazione che sarà trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Il Comitato sarà nominato dalla Ministra dell’Istruzione e dovrà individuare le misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle scuole coinvolte nella sperimentazione.

 

A livello regionale, invece, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, di anno in anno, da inviare al Comitato scientifico nazionale.

 

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Il Centro Studi Parini

Il Centro Studi Parini, una realtà educativa a Parma.

Siamo anche sul LA GAZZETTA DI PARMA, non solo con la regolare pubblicità, ma anche con un articolo dedicato a noi!

“Vorremmo assicurare un giusto equilibrio al percorso educativo ad ogni individuo, il quale si rifletterà positivamente nell’esperienza di tutti gli altri membri della società; crediamo che qualsiasi incidente di percorso scolastico, qualsiasi blocco o rinuncia allo studio sono alla fine un danno per ciascuno di noi e tutta la società”. Quindi, “impegnarsi ad aiutare coloro che vogliono risolvere i loro problemi non è solo un’azione educativa ma anche sociale perché indirizzata al sostegno di tutta la collettività”.

 

Giornale_ 13 Ottobre

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Non è vero che l’ITIS è per solo maschi!

«Ragazze iscrivetevi all’Itis e a ingegneria, perché le Ferrovie dello Stato Italiane hanno bisogno di voi!». È l’invito che Renato Mazzoncini, ad e direttore generale del gruppo Fs, rivolge alle studentesse italiane. «Nel 2016 abbiamo assunto 2.300 persone, a settembre 2017 abbiamo già raggiunto i numeri del 2016 e chiuderemo l’anno con un numero maggiore. Di queste il 70% viene da istituti tecnici. Abbiamo assoluta necessità di diplomati provenienti dagli Itis che danno un’ottima preparazione», dice Mazzoncini a Business Insider, spiegando cosa cercano Fs nei nuovi assunti.

Nel processo di recruiting Fs Italiane si trova davanti a un grosso problema: «Gli istituti tecnici non sono frequentati dalle donne, siamo a circa il 10% dei diplomati, così come la percentuale femminile che si iscrive a ingegneria resta ancora molto bassa». Per l’ad esiste un tabù culturale da abbattere: «Se una ragazza delle medie dice ai genitori. “Voglio frequentare un istituto tecnico”, la reazione spesso è: “Mamma mia, lì sono tutti uomini e sarai penalizzata dalla competizione”. In realtà è l’esatto contrario! Se le ragazze continuano a iscriversi al linguistico o a voler fare la segretaria di azienda, apprenderanno competenze non più spendibili. Volendo noi arrivare a una situazione paritaria di genere in azienda, abbiamo bisogno di donne preparate tecnicamente».

 Per questo Fs da oltre un anno ha avviato due programmi – “Woman in motion” e “Girl in motion” – che mirano a invertire la tendenza: oggi nel Gruppo la presenza femminile si attesta al 14,6% della forza lavoro, dato che scende al 2,5% nella manutenzione e allo 0,8% tra i macchinisti, numeri considerati insoddisfacenti. Per rompere il meccanismo perverso, «mandiamo nelle scuole medie e nelle superiori le donne che in Fs ricoprono posizioni tecniche apicali a incontrare i ragazzi e le ragazze. Sono le testimonial del fatto che la possibilità di carriera per una donna in Fs è più che reale», dice un soddisfatto Mazzoncini.

Ma le difficoltà di reperire risorse formate per le Ferrovie riguardano anche i neo laureati, i quali, per risultare interessanti, devono possedere un mix di competenze verticali (leggi preparazione tecnica), un buon voto di laurea, ma anche soft skills personali molto chiare come empatia, capacità lavorare in gruppo, visione laterale, oltre alla disposizione a lavorare in contesti complicati o, banalmente, all’estero. Naturalmente, l’inglese è imprescindibile, visto che ci sono giàsettori del Gruppo dove si parla solo inglese e sarà sempre più così.

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«Nel momento in cui cerchiamo nuove figure», continua l’ingegner Mazzoncini, «ci troviamo con ragazzi reduci da percorsi universitari iperspecialistici. Però il mondo della mobilità è assolutamente trasversale, richiede competenze che spaziano dall’ingegneria pura all’economia, dall’informatica alla filosofia. È un mercato in continua espansione, che sta attraendo enormi investimenti, in grado di alimentare il mondo del lavoro, tuttavia ancora sono poco strutturati o inesistenti corsi universitariin ingegneria della mobilità!».

Altro punto dolente è la durata dei cicli di studio: «Se stai cercando un ingegnere, ti trovi a scegliere tra meccanici, elettrici o civili, i quali però hanno caratteristiche parziali, quindi dobbiamo formarli noi una volta cooptati in azienda. L’alternativa è frequentare master post universitari, ma così si allungano ulteriormente i tempi di entrata nel mondo del lavoro, dove già i ragazzi italiani arrivano con 2 o 3 anni di ritardo rispetto ai competitor esteri. E se poi ci aggiungi anche il master, la situazione s’aggrava. E in questo settore la velocità è tutto».

Renato Mazzoncini, AD FS e Nicola Zingaretti, Presidente Regione Lazio. Sara Minelli/ Imagoeconomica

Tanto che il “capo” di Fs sfata un mito piuttosto consolidato: tra iper preparazione e velocità, vince la seconda: «Fanno più carriera quelli che entrano presto in azienda grazie a un percorso scolastico veloce, rispetto a chi vi arriva dopo 10 anni di università e magari un PhD. Quest’ultimo avrà sicuramente una preparazione più robusta, ma è rimasto talmente indietro rispetto al primo che perde la partita».

Per tentare di dare una sterzata anche al mondo accademico, Fs Italiane ha avviato una stretta collaborazione con le principali università italiane. Già da tempo è attivo alla Sapienza di Roma il “Master di secondo livello in ingegneria delle infrastrutture e sistemi ferroviari – Innovazione per la mobilità integrata”, un corso che ogni anno licenzia 30 brillanti ingegneri che planano direttamente tra le braccia di “mamma Ferrovia”.

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Ma ora è venuto il momento di fare un passo avanti, col fine non celato di imporre la mobilità come disciplina primaria di studio. «Per questo ho proposto al Politecnico di Milano di realizzare un corso di laurea in Mobility engegnering», spiega Mazzoncini. Un progetto partito il 22 settembre 2017, con la firma del protocollo di cooperazione firmato da Fs Italiane con il rettore Ferruccio Resta. Il primo step è stato l’avvio del corso “Mobility: infrastructure and services” (in inglese), aperto agli studenti del secondo anno della laurea magistrale in meccanica ed elettrica, primo passo verso il venturo corso di laurea biennale. Il programma, dove lo stesso Mazzoncini figura tra i docenti (il suo compenso è stato girato al Politecnico per finanziare borse di studio) prevede 62 ore di lezione frontali, project work e visite tecniche e il coinvolgimento dei top manager del Gruppo Fs, in testimonianze, docenze e laboratori pratici.

Il manager comunque non si nasconde i problemi che si trova ad affrontare il mondo universitario italiano, schiacciato dalla cronica mancanza di finanziamenti per la ricerca. «In università uno dei problemi principali è l’aspetto della copertura del bilancio. In FS Italiane siamo 74.200 e paghiamo lo stipendio regolarmente a tutti, ogni mese. In università invece hai una fascia garantita, professori ordinari e associati, poi c’è il mondo degli assegnisti e dei ricercatori che vivono con contratti annuali, spesso pagati con fondi che arrivano dalle imprese. Un’insicurezza che porta storture nel sistema. Facciamo un esempio: da un lato c’è un’azienda come FS Italiane che sostiene delle borse di studio per la mobilità, dall’altro hai un settore, magari in crisi (e qundi ancora più bisognoso di fare ricerca) dove non c’è alcuna impresa in grado di dare fondi all’università, il risultato è che la ricerca per quel secondo settore resta indietro. E a perdere è il sistema Paese. Inoltre in questo modo anche il meccanismo meritocratico non viene rispettato». La soluzione, secondo Mazzoncini è una e semplice: aumentare i fondi alla ricerca

Per saperne di più, qui di seguito l’intervista.

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Lo smatphone a scuola

Lo smatphone a scuola.

Ministra Fedeli, nel primo giorno di scuola li ha visti tutti quei ragazzi che entrano in classe con Lo smartphone a scuola?
“Li vedo e li frequento, i ragazzi. E so che non si può continuare a separare il loro mondo, quello fuori, dal mondo della scuola”.

Quindi?
“Da venerdì prossimo una commissione ministeriale s’insedierà per costruire le linee guida dell’utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti”.

Cosa ne pensa dello smartphone in mano a un tredicenne?
“È uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”.

Dice che frequenta gli adolescenti, ministra, ma li conosce? Per l’Ocse il 70 per cento dei nostri ragazzi affronterà l’anno scolastico con ansia.
“Ne ho preso atto e sull’adolescenza ho creato uno dei tre gruppi di lavoro interni. Stanno incontrando associazioni e psicologi, ad ottobre organizzeranno una due giorni internazionale dedicata. Gli insegnanti, in classe, devono coinvolgerli e appassionarli. Un ragazzo può sbagliare, ma deve sapere che non è a scuola per essere giudicato, piuttosto aiutato a superare il suo limite. E deve riscoprire, in questo mondo, la qualità delle relazioni umane”.

Di nuovo la ministra buonista. Gli studenti di Terza media possono accedere all’esame «anche se mancano i livelli di approfondimento», dice una delle sue deleghe.
“Lo sa che in Consiglio dei ministri volevano che mettessi per iscritto “vietato bocciare”, vietato per legge. Ho tenuto, sono rigorosa, voglio studenti preparati. Ma c’è chi apprende in tre minuti e chi in una settimana: la scuola deve farsene carico e cercare di portare avanti tutta la classe. L’esame di Terza media sarà più leggero, non più facile”.

Si studia poco il Novecento. Storia, Letteratura. Male e velocemente la cultura del Dopoguerra.
“Nel programma ministeriale c’è tutto il Novecento e ogni docente potrebbe farlo in modo completo. Autori come Grazia Deledda e Giorgio Caproni vanno fatti riemergere. Due giorni dopo che è andato in pensione ho chiamato Luca Serianni, il grande italianista della Sapienza. Gli ho chiesto di aiutarci a vivificare lo studio dell’italiano”.

Come è iniziato l’anno scolastico 2017-2018, ministra?
“Non ho ricevuto una segnalazione negativa. Se i prossimi tre giorni saranno così potrete cancellare la parola “caos” dai vostri titoli sulla scuola. Guardi le carte, mi hanno risposto diciannove direttori degli uffici scolastici regionali su venti: tutte le cattedre sono state assegnate, 720mila insegnanti di ruolo e 85mila supplenti. Sono ancora troppi, ma l’anno scorso erano oltre centomila e in questa stagione saranno certi da settembre a giugno. Ne sono orgogliosa e ringrazio i sindacati che hanno aiutato questo processo”.

Le graduatorie dei precari sono di nuovo piene. Il 15 novembre ci sarà una sentenza decisiva del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali. Si può diventare insegnante con un diploma o serve una laurea?
“L’Unione europea ci chiede, a scuola, una laurea. L’esperienza fatta in classe è importante, ma il livello di preparazione è prioritario”.

C’è una data per il concorso dei dirigenti scolastici: in Italia ne manca uno ogni quattro scuole.
“Mi dicono tutti che il regolamento e poi il bando saranno pronti il 15 settembre“.

Sarà un 2018 di nuovi concorsi pubblici.
“Sì, dovremo gestire la fase transitoria. A febbraio il primo, per i docenti abilitati. Poi il concorso sul sostegno e, infine, quello per i neolaureati”.

E’ riuscita a trasformare in legge tutte le deleghe ereditate dalla Buona scuola. E’ rimasta fuori la scrittura di un Testo unico che disciplini con ordine l’ampio argomento.
“Vorrei portare a casa anche la delega sul Testo unico, sto sollecitando il Parlamento”.

Nell’anno che inizia un milione e mezzo di studenti, dalla terza alla quinta superiore, saranno coinvolti nell’Alternanza scuola lavoro? Dove troverete le imprese che li ospiteranno?
“Le troveremo, l’alternanza è un passaggio qualificante e necessario della scuola italiana. Coinvolgeremo le medie imprese e apriremo la possibilità di ospitare gli studenti nei comuni e nelle aziende sanitarie. Potranno comprendere come funziona la pubblica amministrazione, che cosa significa fare servizio”.

Nell’anno scolastico 2017-2018 gli iscritti a scuola sono 59mila in meno, per i prossimi dieci anni l’Istat parla di un prosciugamento di 700mila studenti. Serviranno meno professori? Si dovrà allargare di più alle famiglie straniere?
“La scuola non è occupazione, la scuola è formazione di ragazzi e attorno a questo tutto ruota. Credo, comunque, che nonostante la crisi demografica i docenti non diminuiranno. Crescerà il tempo pieno, crescerà la qualità della scuola. I bambini e i ragazzi stranieri già ci sono nella scuola italiana e continueranno ad arrivare. Dovremo iniziare a occuparci dell’inclusione dei minori senza accompagnamento, che ancora sbarcano in Italia. Sarà il caso di insegnare loro la nostra lingua e poi la nostra Costituzione”.

Il 30 settembre si chiudono le nuove domande per le richieste di avviare licei in quattro anni nella stagione 2019. Quante sono?
“Posso dirle che sui licei brevi abbiamo molte richieste dal Nord”.

Il contratto della scuola e gli scatti d’anzianità per i docenti universitari?
“Entro metà dicembre chiudiamo uno e l’altro, con la Legge di bilancio. Gli insegnanti scolastici dopo sette anni avranno un aumento medio di 85 euro lordi, che potrà salire per chi ha anzianità e ruoli. Nella contrattazione proporremo premi per i docenti che lavorano sul sostegno, oggi ne mancano 9.949, nelle scuole di frontiera, nell’educazione per gli adulti e per la continuità didattica in generale. Il centro della scuola restano gli studenti”.

Soldi per gli scatti d’anzianità, 400 milioni per la ricerca di base. E poi, che altro per l’università?
“Dobbiamo

cambiare il sistema di reclutamento e rivedere le Cattedre Natta, la chiamata diretta di 500 docenti. Le stiamo rivedendo in condivisione con il mondo accademico. Per l’università, però, serve un grande dibattito in tutto il Paese”.

L’ articolo – leggi qui.

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TAMBULELLO!

TAMBULELLO! La nuova idea in casa Parini, dedicata ai più bambini più piccoli!

Come si fa a crescere a ritmo di musica? Con Tambulello, il ciclo di incontri promossi dal Centro Studi Parini: un corso di espressione musicale con percussioni per bambini dai 3 ai 6 anni!

Perché proprio le percussioni?

Perché le percussioni, intese come scuotere, battere, muoversi, sono uno strumento che accentua il carattere vibrazionale e ritmico della musica che i bambini sanno gestire in modo spontaneo e diretto e per questo possono mettere in gioco la propria personalità in crescita.

Le percussioni sono uno strumento primitivo e immediato, forse il primo strumento musicale utilizzato dall’uomo, fa parte proprio del nostro DNA.

Inoltre il percorso va a riprendere il rapporto che il bambino ha avuto per nove mesi con la mamma, durante la gravidanza sente suoni e rumori che sono per lo più percussori: il sangue, il battito del cuore, i rumori dell’intestino. Questi si possono considerare i primi cardini della comunicazione tra mamma e bambino e questo percorso mira a mettere in connessione quel mondo interno con quello esterno in cui il bambino cresce e forma la propria emotività.

Come si svolgono gli incontri?

I bambini usano le percussioni ognuno a modo proprio, come sanno fare individualmente, ma c’è un operatore, Claudio Miele che naturalmente conduce l’incontro e crea la situazione per cui i bambini usino le percussioni. Richiediamo che i bambini siano accompagnati non solo per una questione di sicurezza ma anche per i fini stessi del percorso educativo, perché in questo modo i genitori anche se non partecipano attivamente sono comunque coinvolti e si crea un punto di contatto diverso da quello gestito quotidianamente.

Parliamo di mamma e papà ma possono essere anche zie, sorelle, cugini, nonni, baby sitter, però la presenza dell’adulto è fondamentale ai fini dello sviluppo e della crescita emotiva, sensazionale e percettiva che viene messa in campo durante il percorso.

La sala è attrezzata e l’operatore accoglie i bambini e gli fornisce materiali che spesso non sono veri e propri strumenti ma oggetti presi dalla quotidianità che il bambino riconosce facilmente, per esempio biberon, scatole riempite di  bottoni o anche il proprio corpo, e che per questo usa anche con maggiore dimestichezza. Abbiamo previsto un solo incontro a settimana perché lavorare con le percussioni muove molta energia che deve sedimentare e devono poi metabolizzare.

Perché la musica?

Perché è un mezzo che permette di entrare in contatto con le cose e le persone senza mediazioni, la musica che si genera è solo ed
esclusivamente quella prodotta dal singolo e poi dal gruppo e la
situazione è del tutto informale.

Bisogna avere un caos dentro di sé
per generare una stella danzante
(Nietzsche)

Una situazione del genere può apparire caotica ma è finalizzata a liberare e vivere le emozioni in maniera libera, assoluta e sana, cosa fondamentale per la crescita serena dei più piccoli.

Alcune volte canalizzare le energie e l’emotività in attività come queste serve anche a “tranquillizzare” i bambini, anziché un dispendio frammentario di energie e attenzione, le si usano per qualcosa di propedeutico alla crescita.

L’obiettivo è quello di favorire una crescita serena, imparando a esprimere le proprie emozioni in maniera libera e sana ma divertendosi.

Da dove è nata l’idea?

L’idea nasce da conoscenze e teorie di musicoterapia che prevedono di imparare fin da piccoli a convivere con le emozioni più profonde,
vivendole senza irrigidirsi.

E questa fascia di età, prima che inizino la scuola elementare, è quella più indicata perché il bambino è ancora molto libero e un’attività di questo genere predispone, appunto, il bambino a una buona crescita.

Inoltre il Centro Studi Parini, nato a Parma due anni fa da un gruppo di insegnanti, lavora con i ragazzi, e a volte anche adulti, che per le ragioni più svariata, sono rimasti indietro nel percorso scolastico, svolgendo attività di recupero. Molte volte ci siamo accorti che i problemi che stanno dietro una bocciatura o la perdita e l’abbandono della scuola sono anche legati a difficoltà emotive e caratteriali, spesso il lavoro che ci vuole non è solo didattico e scolastico ma anche psicologico e allora ci siamo detti: perché non cercare di intervenire a monte dei problemi, quando i bambini sono piccoli e in crescita e contribuire a creare adulti sereni e completi? Il nostro percorso, ovviamente, non è l’unico strumento possibile ma può essere un inizio. Imparare a esprimersi, e facendolo divertendosi, vuol dire comunque imparare.

E il nome del percorso? Tambulello?

La parole naturalmente è “tamburello” ma l’abbiamo volutamente lasciata come la pronuncerebbe un bambino di tre anni prima di iniziare a parlare e scrivere in maniera corretta!!

 

 

A tal proposito, PARMAKIDS (www.parmakids.it) il quale ringraziamo calorosamente, ha avuto l’occasione di intervistare il nostro Presidente!

 

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Sessione autunnale

Sessione autunnale degli esami universitari in tilt!

Università, ecco perché saltano gli esami di settembre

Sciopero università

Anche se l’anno accademico non è ancora iniziato, c’è grande fermento intorno al mondo dell’università. Da una parte le aspiranti matricole che si preparano per i test d’ingresso 2017: la prossima settimana saranno impegnate nei test per i corsi ad accesso programmato nazionale: Medicina, Veterinaria, Architettura. Dall’altra le importanti novità che riguardano il mondo accademico: da quest’anno infatti gli studenti che soddisferanno diversi requisiti avranno la possibilità di studiare gratis. Mentre per tutti gli studenti iscritti ad anni successivi al primo c’è una cattiva notizia che riguarda lo sciopero di cui vi avevamo parlato qui.

UNIVERSITA’: LO SCIOPERO E I TEST D’INGRESSO 2017

Le future matricole impegnate con le prove d’ammissione 2017 non si devono preoccupare: i test d’ingresso si terranno regolarmente. Inoltre molti saranno gli studenti che, una volta presentata una dichiarazione ISEE che rientra nei limiti imposti dalla Legge di Bilancio, potranno studiare gratis, o quasi, all’università.

Lo sciopero annunciato dai docenti a luglio è imminente. Saranno coinvolti oltre 5.000 professori e ricercatori universitari di 79 atenei italiani che bloccheranno la sessione autunnale per denunciare cinque anni di blocco degli scatti salariali. Che conseguenze avrà sul mondo dell’università? Sappiamo che verranno garantite le attività legate ai test d’ingresso e alle lezioni ma gli studenti dovranno fare a meno di un appello post vacanze. Gli studenti che si erano prefissati di rimandare uno o più esami della sessione estiva a settembre, dovranno aspettare l’appello successivo di quella autunnale.

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Campagna Iscrizioni

Campagna Iscrizioni A.S. 2017/2018

Il Centro studi G. Parini offre la possibilità di recuperare anni scolastici, programmazioni ed orari mirati in base alle singole esigenze.

Centro Studi G.Parini

Dal 1 Maggio sono aperte le iscrizioni al nuovo anno scolastico 2017/2018 : Licei, Ragioneria, Geometri ecc…

Sconti particolari a chi effettua l’iscrizione entro e non oltre il 30 Giugno 2017.

Il Centro Studi resterà aperto in estate per corsi estivi, ripetizioni private, aiuto compiti vacanze e test di ingresso.

Per informazioni rivolgersi al Centro Studi dal lunedi al venerdi dalle 9-12 telefonando ai numeri 324/6969699 e 0521/573963 e al pomeriggio telefonando al numero 324/6969699 .

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I voti e le bocciature fanno male

I voti e le bocciature fanno male agli studenti e alla scuola ?

Alla fine i voti sono rimasti anche nella scuola primaria e media. Ministra e governo hanno avuto paura di andare contro l’opinione prevalente degli insegnanti, già abbondantemente irritati per alcune pessime conseguenze della legge della buona scuola, e contro diversi opinionisti di peso, che vedono nei voti e nelle bocciature i simboli di una scuola seria e rigorosa.

Insegno nella scuola elementare da 38 anni e continuo a domandarmi come sia concepibile affibbiare a un bambino un voto in geografia, italiano o matematica nei primi anni di scuola. A chi stiamo dando quel voto? Al grado di istruzione della sua famiglia? Al grado di ascolto che hanno avuto le sue prime parole a casa? Alle esperienze che ha avuto la fortuna di fare? Al destino che ha fatto giungere proprio qui la sua famiglia da campagne analfabete o dalle periferie di qualche megalopoli africana o asiatica?

Sono convinto che quei voti non abbiano alcuna giustificazione e non contengano alcun valore pedagogico. Eppure un peso ce l’hanno, eccome! È a partire da quei primi voti, attesi da casa con sempre maggiore trepidazione, che la bambina o il bambino comincerà a scivolare e collocarsi, come la pallina di una roulette, dentro alla casella data da una classifica arbitraria di presunti meriti, che aumenteranno o avviliranno grandemente la sua fiducia in se stesso.

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5 consigli per non farsi bocciare

La fine dell’anno è ormai alle porte, ma non è ancora arrivato il momento di andare nel panico. Se sei sul sottile confine della sufficienza, infatti, hai ancora tempo per rimediare ed evitare la bocciatura. Per questo motivo, ti saranno utilissimi i 5 consigli per non essere bocciati.

1. Fai attenzione a non essere bocciato per le assenze

Può sembrare un punto banale ma in realtà non lo è affatto. Anzi, è una delle prime cose a cui badare per non essere bocciati. Seconda la normativa vigente, se si è assenti per più di un quarto delle ore di lezione che vengono svolte durante l’anno, si viene automaticamente bocciati. Per capire quante assenze fare per non essere bocciati, basta consultare il POF della vostra scuola e vedere quante sono le ore di lezione totali che vengono svolte in un anno. In media, un quarto delle ore totali, corrisponde a circa 50 giorni di assenza. Quindi, se ti manca poco per superare questa cifra state molto attenti: sei ancora in tempo per evitare di essere bocciati!

2. Tieni sempre una buona condotta

Per non essere bocciati, bisogna avere almeno 6 in condotta. Al di sotto della sufficienza si viene automaticamente bocciati, anche se si hanno dei voti altissimi in tutte le materie. Ad ogni modo, va detto che si dà un 5 in condotta solo se uno studente ha commesso atti estremamente gravi. Per esempio, se hai tentato di bucare le ruote dell’auto del tuo prof, potresti essere a rischio bocciatura a causa della tua condotta. In caso contrario, puoi stare tranquilli.

3. Ottieni la sufficienza in tutte le materie

Cercare di avere la media del 6 in tutte le materie è fondamentale. Nel caso in cui, però, dovessi arrivare alla fine dell’anno con una o due insufficienze, non dovresti essere bocciato. In questo caso, infatti, il consiglio di classe decide quasi sempre di assegnare dei debiti formativi. Tuttavia, ti consigliamo di fare un piccolo sforzo perché, anche se non dovessi essere bocciato, dovrai comunque recuperare i debiti formativi prima dell’inizio dell’anno scolastico: se non ci riesci, non potrai evitare la bocciatura. Quindi, ti ritroveresti a dover studiare tutta l’estate mentre i tuoi amici saranno in vacanza.

4. Non fare arrabbiare i prof

Avere un buon rapporto con i prof è indispensabile, anche se ti sono antipatici. Quindi, se hai la sensazione di non essere troppo simpatico a qualche vostro insegnante, la cosa peggiore che puoi fare è rispondergli male o, addirittura, smettere di studiare per la sua materia. Altrimenti, agli scrutini finali, farà di tutto per farti bocciare anche con poche insufficienze. Piuttosto, anche se è difficile, cerca di rimediare. In che modo? Cercando di farti trovare sempre pronto alle interrogazioni, andando volontario, facendo domande a lezione. Insomma, comportandoti da “studente modello”, almeno per questi mesi di fine anno. In questo modo, potrai evitare la bocciatura e la seccatura di essere sempre la “vittima preferita” dei vostri prof.

5. Saper chiedere aiuto

Tuttavia, se hai sempre avuto insufficienze e la tua pagella di metà anno assomigliava ad una schedina, ci rendiamo conto quanto sia difficile recuperare un anno intero di studio arretrato in pochi mesi. Il piano di emergenza in questo caso è renderti conto di ciò che puoi riuscire a fare da solo, e ciò per cui invece hai bisogno di aiuto. I tuoi compagni di classe più bravi possono darti una mano per non rischiare la bocciatura. Potresti, infatti, farti passare i loro appunti, farti spiegare gli argomenti che non ti sono chiari oppure studiare insieme a loro. In questo modo, potresti “sbloccarti” e riuscire a recuperare le insufficienze. E poi, chissà che da tutto questo non possa anche nascere una bella amicizia con un tuo compagno di classe.

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stress da esami
Stress da esami ?

Il secondo semestre sta finendo e con il pensiero siete già al tour de force a cui vi costringerà l’incombente sessione estiva.Questo vi procura non pochi mal di pancia, un po’ di insonnia ed anche un certo bisogno di mangiare ad ogni ora del giorno. Lo stress è arrivato e voi siete le sue vittime. Ma come ridurlo in maniera da affrontare con più tranquillità lo studio in vista degli esami?

EUSTRESS E DISTRESS – Lo stress altro non è che una sindrome in risposta ad una serie di eventi che mettono sotto pressione, come appunto possono essere gli esami. Può essere positivo o negativo. Nel primo caso ci troviamo di fronte all’Eustress, ossia a quello stress che convogliamo in energie produttive che, carichi di adrenalina, ci permettono di lavorare, studiare e svolgere tutte quelle attività che facciamo quotidianamente. In pratica, questo tipo di stress è indispensabile alla vita. Nel secondo caso, invece, ci troviamo di fronte al Distress, lo stress cattivo che ci fa sentire continuamente sotto pressione causandoci malesseri emotivi e fisici.

 

DISTRESS, COME RIDURLO? – A questo punto diventa lampante che dovete fare in modo che tutto il vostro stress diventi Eustress. Ma come? Semplice, attuando tutta una serie di comportamenti atti a ridurre il Distress e a farvi vivere serenamente il periodo di studio che vi separa dagli esami. Prima di tutto dovete:

  1. Evitare di fare accumulare lo studio negli ultimi giorni che vi separano dalla data dell’esame: organizzatevi, create una piccola tabella di marcia ed iniziate a studiare già da ora sui vostri appunti;
  2. Fate delle pause: aiutano la mente a non affaticarsi troppo e ad ossigenarsi. Stare tutto il giorno chini sui libri non giova alla vostra salute, quindi spezzate i momenti di studio e, perché no, concedetevi una breve vacanza per recuperare le energie tra la fine del semestre e l’inizio della sessione estiva. Per esempio, potreste partire per una gita di un giorno se non addirittura per un week-end e recuperare le forze al mare, in una città d’arte, tra i boschi o in un agriturismo. Tornerete a studiare meno stressati e più forti di prima;
  3. Alternate i momenti di studio individuale a quello in compagnia: ripetere le nozioni e gli argomenti studiati insieme ai propri amici di corso rende lo studio meno pesante e più semplice. Inoltre, condividere la vostra “pena” con i vostri compagni di sorte vi aiuterà ad allentare la tensione tipica dello stress;

 

  1. Mangiare, ma correttamente: lo stress spesso ci porta a cercare qualcosa da sgranocchiare in diverse ore del giorno e, spesso, anche della notte. Questo non fa bene né alla nostra alimentazione, né alla nostra forma fisica. Se proprio non riuscite a frenare il bisogno di aver qualcosa da masticare, almeno mangiate tutti quei cibi utili a ridurre lo stress: pesci grassi, salmone, verdure a foglia verde scuro, manzo, legumi e cereali integrali sono i cosiddetti “cibi del buonumore”;
  2. Fate attività sportiva: una corsa al parco, una passeggiata o un pomeriggio in palestra aiutano il corpo a scaricare la tensione;
  3. Evitate alimenti stimolanti: dite no al troppo caffè, al the e alle sigarette che, se usati in eccesso, non fanno altro che aumentare il vostro livello di stress negativo.

 

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