Trasporti, ingressi sfalsati, contagi: tutte le incognite del ritorno a scuola il 9 dicembre

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Trasporti, ingressi sfalsati, contagi: tutte le incognite del ritorno a scuola il 9 dicembre

Trasporti, ingressi sfalsati, contagi: tutte le incognite del ritorno a scuola il 9 dicembre

 

La ministra Azzolina convoca i 14 sindaci delle città metropolitane per accelerare il rientro delle superiori. “Sarà graduale”. Pd spaccato, Regioni scettiche. Locatelli (Cts): “Scuola assolutamente marginale nel passaggio del Covid”. Galli (ospedale Sacco): “Riaprire sarà un boomerang”

 

Da quando le scuole superiori sono state chiuse per decreto“, dice l’assessora all’Istruzione della Regione Emilia Romagna, Paola Salomoni, “i problemi non sono stati risolti”. Trasporti, flussi degli spostamenti, tracciamento dei contagi. “Sono ancora tutti lì”. L’idea di provare a ripartire il 9 dicembre “è un segnale per il Paese, ma le difficoltà sono davvero tante. Credo che ne usciremo ascoltando le scuole, i dirigenti scolastici e chiedendo loro soluzioni creative”.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo ha detto in tv: “Lavoriamo per riaprire le scuole a dicembre”. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, questa mattina sta provando a convincere i sindaci delle quattordici città metropolitane, visto che da alcuni Regioni – Campania, Puglia e Calabria – attende un’opposizione. Vincenzo De Luca, presidente campano, dovrebbe rendere esplicita in giornata la sua contrarietà all’accelerazione scolastica. Il sindaco di Bari, e presidente dell’Associazione nazionali comuni italiani, Antonio Decaro, entra scettico all’incontro di questa mattina: “A Bari eravamo nelle condizioni di non chiudere il 4 novembre, ma devo dire che i contagi in città restano alti e il problema dei trasporti, in provincia, è serio”.

L’assessora alla Scuola “In Emilia Romagna non abbiamo altri bus”

Il potere delle riaperture scolastiche è nelle mani delle Regioni, ma per ora la ministra ha scelto il passaggio intermedio delle città metropolitane. Cristina Grieco, assessora all’Istruzione in Toscana, dice: “Il problema continuano ad essere i trasporti”. Ed è ancora la pari ruolo in Emilia Romagna, Paola Salomoni appunto, a spiegare: “Con la capienza dei bus al cinquanta per cento la situazione è di difficile soluzione. I mezzi pubblici cittadini e provinciali sono già utilizzati al massimo, gli acquisti dei mezzi si possono progettare adesso per avere le macchine disponibili dodici mesi dopo. Per trovare soluzioni bisogna affidarsi agli ingressi sfalsati, ma il territorio dell’Emilia Romagna ha una larga diffusione di scuole nei territori interni, anche in montagna, e oggi non è semplice prolungare gli orari di ragazzi che già fanno un’ora all’andata e una al ritorno per raggiungere il loro istituto e ripartire”.

L’auspicio “ripartiamo mercoledì 9 dicembre”, corroborato dall’attività di sostegno del Comitato tecnico scientifico (“la scuola contribuisce in modo assolutamente marginale al contagio”, ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità facendo seguito a interventi simili del coordinatore Agostino Miozzo e di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istiuto superiore di Sanità), deve contemplare per forza la gradualità. Il Paese non è pronto. In Calabria il Tar ha fatto rientrare in queste ore la didattica a distanza per l’infanzia e le elementari. E così in Campania, dove sono terminati gli effetti dell’ordinanza, ma i sindaci di Caserta, Avellino e Salerno hanno subito firmato proroghe.

Sulla questione, calda, Cinque Stelle e Italia Viva spingono per la riapertura, mentre il Pd appare spaccato. Una lettera – “Aprite prima di Natale” – indirizzata al presidente del Consiglio dai senatori della Commissione cultura di maggioranza, è stata bloccata alla Camera da Enrico Franceschini. Il ministro della Salute Roberto Speranza – stretto tra i due fuochi del calo dell’indice di contagio e del numero elevato di morti – dice: “Lavoriamo per aprire a dicembre, ma per valutare una riapertura delle superiori aspettiamo i dati del venerdì”. Numeri e indicazioni arriveranno dall’Istituto superiore di Sanità venerdì prossimo. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che è anche presidente della Regione Lazio, non è favorevole alle accelerazioni azzoliniane e dice: “Sul ritorno alla scuola in presenza decide il governo sulla base dei dati scientifici e insieme alla scuola. La scuola è aperta, ricordiamolo, anche se a distanza”. Zingaretti ricorda che didattica a distanza non significa “scuola chiusa”.

La scienza non è univoca nel considerare la marginalità della scuola nello sviluppo della pandemia. Massimo Galli, primario dell’Ospedale Sacco di Milano e professore di Malattie infettive all’Università Statale, ha detto al Gazzettino: “Abbiamo clamorosamente toppato il contenimento dell’infezione dopo il lockdown di marzo. Mi rendo conto che ci sono esigenze diverse come quella della scuola, importantissima, ma il riaprire troppo presto per richiudere sarebbe uno smacco ancora peggiore perché sarebbe costato qualcosa nel mezzo. Al di là della buona volontà messa in campo da tutti coloro che ci hanno lavorato, ora non possiamo dire che ci siano garanzie sufficienti. Non ha senso riaprire fino a quando non si è nelle condizioni di sicurezza. Sono scettico sulla garanzia assoluta paventata da alcuni all’interno della scuola, ho la consapevolezza che le barriere architettoniche, come le aule troppo piccole, sono quelle che sono e la pretesa di tenere un’intera classe con la mascherina mi pare eccessiva”.

 

Al ministero dell’Istruzione si lavora su due ipotesi, appunto, graduali. Un ritorno in presenza nelle superiori e in seconda e terza media, questo dal 9 dicembre, al 50 per cento nelle regioni che hanno ottenuto il colore giallo, ovvero dove il contagio è meno diffuso. In alternativa, un ritorno per le classi prime e le quinte degli istituti superiori.

Antonello Giannelli, responsabile dell’Associazione nazionale presidi, dice: “Si può ripartire nei centri piccoli, più difficile nelle aree metropolitane”. Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl scuola: “Riiniziamo in sicurezza. Che senso avrebbe aprire le classi se poi dobbiamo richiuderle per le quarantene?”. La Rete degli studenti medi, atraverso il suo coordinatore Federico Allegretti: “Non c’è un piano, rischiamo di tornare in presenza in condizioni peggiori di settembre”. La maggioranza dei docenti resta contraria a un rientro a dicembre.

 

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