La Costituzione italiana compie 70 anni.

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La Costituzione italiana compie 70 anni.

 

La Costituzione italiana compie 70 anni ed entra in classe. Sarà protagonista anche alla maturità 2018?

 

La Costituzione italiana fresca del suo 70° anno, è entrata infatti in vigore il 1° gennaio 1948, la Costituzione italiana non poteva, vista questa importante occasione, che essere celebrata in grande anche dal mondo della scuola. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha infatti previsto una serie di manifestazioni, già a partire dal prossimo 8 gennaio. Non solo, in tutte le scuole verrà prestissimo distribuito il testo della Costituzione italiana, con lo scopo di avvicinare gli studenti ai suoi principi fondamentali. E chissà, magari potrebbe essere una delle protagoniste anche alla Maturità 2018; se non nelle prove scritte (ma è comunque tra i temi più prevedibili) almeno al colloquio orale.

La Costituzione italiana nuova compagna di classe

“Invieremo la Costituzione italiana nelle scuole non solo affinché sia riletta, ma per fare in modo che diventi parte di un percorso di studio e confronto che consenta alle nostre giovani e ai nostri giovani di capire come è nata, attraverso quale dibattito”. Così la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa che prevede la distribuzione del testo della Costituzione italiana in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Gli studenti, quindi, avranno una nuova compagna di classe che li aiuterà a confrontarsi e a comprendere meglio le basi su cui poggia la nostra convivenza civile. “Vogliamo che le nuove generazioni – ha proseguito la Ministra – riscoprano e approfondiscano i valori fondanti di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale che la Costituzione esprime”.

Le iniziative per festeggiare questo traguardo

Oltre alla distribuzione nelle scuole, il Miur ha però organizzato altre iniziative per celebrare questo importante traguardo raggiunto dalla Costituzione. Lunedì 8 gennaio, presso l’Istituto Tecnico Agrario Statale “Emilio Sereni” di Roma, il Presidente della Corte costituzionale – Paolo Grossi – e la stessa Ministra dell’Istruzione, firmeranno una Carta d’intenti che darà il via al progetto “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole”, un ciclo di incontri tra i giudici della Corte costituzionale e gli studenti, durante i quali potranno essere approfonditi temi quali la genesi, la composizione e il funzionamento della Corte costituzionale. Verrà poi presentato il concorso nazionale “La Costituzione italiana dei ragazzi” che si propone di offrire agli studenti un’occasione di riflessione sulla nascita della Repubblica e sull’importanza del ruolo della Carta costituzionale nel percorso di crescita di un’Italia democratica. Il 9 gennaio, invece, i 70 anni della Costituzione saranno festeggiati al Senato della Repubblica, con trecento studentesse e student,i alla presenza del Presidente Pietro Grasso, della ministra Fedeli e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

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Alternanza scuola lavoro

Alternanza scuola lavoro, cento docenti a vigilare e un bottone rosso per le denunce.

Agli Stati generali la ministra Fedeli annuncia la nuova piattaforma online. “Il progetto scolastico è stato una delle maggiori innovazioni degli ultimi anni”. La Cgil: “Attenzione, molti studenti a marzo votano”. Manifestazioni al Miur

di CORRADO ZUNINO

Per valutare e risolvere gli aspetti critici dell’Alternanza scuola lavoro – studenti mandati a spalare in stalla invece che istruiti al funzionamento di una fattoria didattica, ragazzi di un Alberghiero chiamati a piegare maglioni da Zara invece di apprendere come si allestisce una vetrina -, il ministero dell’Istruzione ha istruito cento docenti, oggi incardinati nei venti Uffici scolastici regionali, li ha affidati a una task force centrale di dieci persone guidata dal capo delle segreteria tecnica della ministra, Oscar Pasquale, e ha chiesto a tutti e centodieci di occuparsi delle esperienze formative che non tornano, delle segnalazioni di mala Alternanza che, da oggi, potranno arrivare direttamente dagli studenti. Il piano prevede anche l’intervento di mille tutor dell’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro attivo, istituita con il Jobs Act: duecentocinquanta saranno operativi da gennaio. Ieri mattina il gruppo dei cento docenti ha raggiunto Roma per finalizzare le istruzioni fin qui ricevute

La novità della Legge 107, l’Alternanza appunto, è stata fortemente criticata in autunno ed è stata motivo di manifestazioni di piazza ancora ieri. “Le nostre università, con i tirocini sfruttamento, sono ormai palestre di lavoro gratuito o precario”, dice Andrea Torti della Link, organizzazione che attraverso l’Unione degli studenti ha organizzato un corteo che si concluderà – servizio d’ordine permettendo – sotto le finestre della ministra con alcuni ragazzi in tuta blu e incatenati.

Aprendo gli Stati generali dell’Alternanza scuola lavoro, questa mattina nella Sala delle comunicazioni del ministero, Valeria Fedeli ha illustrato la nuova piattaforma allestita all’interno del sito del Miur (www.alternanza.miur.gov.it). Le scuole, da oggi, potranno cercare qui luoghi di ospitalità per il mezzo milione di studenti del triennio superiore chiamati ad apprendere la logica del lavoro, a fare le prime esperienze di orientamento post-diploma (sono 400 le ore obbligatorie di Alternanza per gli iscritti agli istituti tecnici e professionali, 200 ore quelle per i licei). Sulla nuova piattaforma, evoluzione del vecchio registro tenuto in collaborazione con Unioncamere, le aziende, i musei, i negozi commerciali, le organizzazioni no profit, i giornali, le università, le fattorie potranno offrire il loro progetto formativo e indicare i luoghi dove si svolgerà. Racconta Oscar Pasquali: “La nuova piattaforma riprende la logica booking.com, ospiterà l’incontro tra domanda educativa e offerta di esperienze”.

Il sito ufficiale sull’Alternanza scuola lavoro, fino a ieri, era un elenco di aziende e strutture che indicavano il numero di studenti che potevano accogliere, gli orari in cui si poteva svolgere il progetto didattico. Da oggi sulla pagina le notifiche avvertiranno il singolo istituto che una sua richiesta è stata soddisfatta. La nuova Alternanza prevede un ciclo di lezioni sulla sicurezza preparato dall’Inail: sette blocchi, quattro ore in tutto, e lo studente a ogni fine sessione dovrà rispondere alle domande. Se per tre volte non supererà il test, dovrà ripartire da capo. Ancora, ci sarà un ampio spazio in cui le tre figure protagoniste (scuola, alunno e struttura ospitante) potranno vicendevolmente valutarsi. In futuro il portale offrirà un registro delle presenze per chi ha svolto fuori dall’istituto scolastico le ore obbligatorie.

Il punto centrale e più discusso delle nuove pagine è il “bottone rosso”, raggiungibile con un “clic”. Il singolo studente, “prendendosene la responsabilità”, potrà segnalare episodi o cicli interi di cattiva formazione. La mala Alternanza, sì. Prima di far arrivare la denuncia direttamente al ministero dell’Istruzione, ogni ragazzo dovrà far sapere se si è già rivolto al responsabile scolastico del progetto o al dirigente dell’istituto. Se non l’ha fatto – e dovrà certificarlo online – potrà comunque rivolgersi al Miur. Entro sette giorni l’ufficio distaccato del ministero dovrà dare una risposta. Se lo studente non sarà soddisfatto, potrà chiedere l’intervento del ministero centrale (che in cinque giorni risponderà).

“I numeri dei primi tre anni di attuazione sono incoraggianti”, dice la Fedeli, “la risposta da parte delle scuole è stata significativa e immediata. Le esperienze pionieristiche di Alternanza scuola lavoro risalgono al 2003 e oggi dobbiamo garantire percorsi sempre più qualitativi. Stiamo parlando di una didattica preziosa, una delle maggiori innovazioni introdotte nella scuola negli ultimi anni. Unisce il sapere al saper fare, consente di consolidare conoscenze acquisite sui banchi, di sviluppare competenze come il problem solving e il lavoro in gruppo. E’ un’attività, soprattutto, di orientamento e permette ai giovani di conoscersi meglio, di scoprire attitudini e preferenze”.

Il ministero dell’Istruzione ha redatto una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in Alternanza: “Garantirà l’accesso a una formazione personalizzata e coerente con il piano di studi, da svolgere in un ambiente di qualità, con obiettivi di apprendimento chiari, un tutor scolastico e uno nella struttura ospitante”, dice la Fedeli. La Carta è stata contestata dagli studenti di Uds e Udu, le sigle più rappresentative. Sul bottone rosso ancora la ministra: “Potremo seguire le segnalazioni, monitorarne i percorsi e garantire risposte rapide”. Cita infine ottanta esempi di “buone esperienze”, tutte rintracciabili sul nuovo sito.

Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, è sempre critico: Il quadro resta fortemente negativo. Il Miur non tocca il numero delle ore obbligatorie, non modifica percorsi pesantemente ancorati alle presunte esigenze del mercato del lavoro, aggrava norme che favoriscono lo sfruttamento dei ragazzi in Alternanza in sostituzione di lavoratori retribuiti, non dà certezza sulla gratuità dei percorsi per studenti e famiglie. Il tema sarà uno degli argomenti più rilevanti su cui si giocherà la partita delle prossime elezioni politiche, dal momento che poco meno della metà degli studenti in Alternanza potrà esercitare il diritto di voto”.

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Lettura alle scuole elementari

Lettura alle scuole elementari, Italia meglio dell’Europa

 

Indagine Iea Pirls 2016 sulla quarta primaria: siamo al 16° posto sui 50 Paesi del mondo analizzati, ma con performance superiori a Germania, Spagna e Francia. Il Nord-Ovest ha punteggi alti, si riduce la distanza tra femmine e maschi. Risultato significativo, considerando anche l’incremento degli scolari immigrati, che abbassano il livello di lettura di una classe

di CORRADO ZUNINO

Tra i nove e i dieci anni, nella classe che in quasi tutti i Paesi del mondo è la quarta elementare, si è già imparato a leggere e si inizia a leggere per imparare. L’Italia, tra le cinquanta nazioni industrializzate e non che hanno partecipato all’indagine Iea Pirls (Progressi in international reading), da noi curata da Invalsi, ha preadolescenti che sotto questo aspetto crescono: nel 2016, infatti, abbiamo sette punti in più in lettura e comprensione rispetto a quindici anni fa, primo ciclo di indagine. Oggi svettiamo con 548 punti, diciotto in più della media internazionale (500) e, sedicesimi classificati su 50 (a pari merito con la Lituania e un punto dietro gli Stati Uniti), abbiamo performance nella lettura migliori di stati comparabili sul piano dell’educazione e dello sviluppo: il Canada è 23°, la Germania 26a, Israele 29°, il Portogallo 30°, la Spagna 31a e la Francia 34a.

In testa alla classifica Pirls c’è la Federazione Russa (che guida il blocco dei Paesi dell’Est europeo con la Polonia sesta). Secondi e terzi sono Singapore e Hong Kong, quarta l’Irlanda e quinta è la Finlandia.
Il miglioramento dei nostri novenni, rispetto al primo ciclo tenuto nel 2001, ha un peso perché è avvenuto contestualmente a un aumento significativo della proporzione di studenti immigrati, che, si sa per esperienza, abbassano il livello di lettura di una classe. In quindici anni gli alunni stranieri nelle aule italiane sono passati dal 2 al 10 per cento, eppure il corpo dei ragazzini nel reading è cresciuto. Tutto insieme. La seconda questione che conta è che nei cinque anni compresi tra il 2006 e il 2011 eravamo peggiorati di dieci punti: l’ultimo quinquennio, quindi, ha rappresentato una svolta positiva, che ci ha riportati vicini ai livelli di dieci anni fa (511 punti) e andrà indagata. Oggi nel reading abbiamo quattro punti in più della media Ue – ricordiamo che in Scienze siamo sotto la media europea mentre abbiamo recuperato la distanza in Matematica – e sette punti in più dei risultati dei Paesi industrialmente sviluppati (Ocse). Sul lungo periodo, in questi quindici anni siamo cresciuti un po’ meno della media dei Paesi europei (7 punti contro 9), ma più della media dei Paesi industrializzati (7 contro 5).

MASCHI PIU’ VICINI ALLE FEMMINE
L’indagine Pirls, che rileva anche le esperienze familiari e scolastiche che possono influenzare l’apprendimento dei bambini, ha coinvolto 3.900 studenti rappresentativi di oltre 520.000 della quarta primaria. Il buon risultato degli italiani si vede, ancora, scandagliando i quattro livelli di lettura. La percentuale che raggiunge il Livello avanzato, rispondendo con successo ai quesiti più difficili, è dell’11 per cento (un punto sopra la media generale), coloro che arrivano al Livello alto sono il 52 per cento, oltre la metà del campione e cinque punti sopra gli altri Paesi. L’87 per cento è a un livello intermedio (cinque punti meglio degli altri) e la quasi totalità degli scolari italiani (98%) riesce a rispondere almeno ai quesiti più semplici sottoposti dal Pirls (due punti in più della media globale).

In Italia, è il secondo messaggio che discende dal dossier, lo scarto tra femmine e maschi è ridotto: le scolare hanno una lettura più matura (552 punti), ma i maschi riducono le distanze a sette lunghezze quando, invece, il gap tra scolare e scolari in Europa è a quota 14 e nel resto dei Paesi industrializzati a quota 13.

IL NORD-OVEST SI STACCA
Ci sono 47 punti di distacco tra i valori delle scuole del Nord-Ovest, dove si legge meglio, e quelli di Sicilia e Sardegna. Se il punteggio (562) dell’area compresa tra Milano, Torino e Genova farebbe salire in classifica il Paese all’ottavo posto assoluto, il Sud e in particolare le Isole non ci fanno precipitare: i 538 punti dell’Italia meridionale sono di una lunghezza superiori alla media tedesca e i 525 delle Isole sono superiori alla media francese.

Il lavoro spiega che tra gli studenti che dichiarano di avere oltre cento libri a casa e quelli che ne hanno meno di venticinque ci sono 88 punti di differenza nella performance di lettura. Molti. La distanza, invece, tra le scuole “economicamente privilegiate” e quelle “economicamente svantaggiate” è solo di 16 punti. Conta più il background familiare che la qualità dell’istituto scolastico. Rispetto al piacere della lettura, l’Italia è sopra la media dei Paesi interessati, comunque medio-bassa in classifica.

  LA LETTURA ONLINE

Vista la crescente centralità di internet come strumento di acquisizione di informazioni anche per lo studio, nel ciclo di indagine del 2016 è stata presentata per la prima volta una prova di lettura in ambiente web simulato con l’obiettivo di rilevarne le capacità di assorbire testi informativi online: agli studenti è stato chiesto di svolgere due ricerche scolastiche su argomenti di scienze naturali e scienze sociali. All’interno di una finestra del browser, l’avatar di un insegnante virtuale ha accompagnato gli scolari presentando domande che obbligavano alla ricerca delle informazioni all’interno di ipertesti discontinui. Alla lettura internet hanno partecipato 14 Paesi e qui l’Italia è risultata solo decima: da 548 punti scendiamo a 532 e siamo sotto la media delle nazioni analizzate. Su internet si riducono a tre punti le distanze tra femmine e maschi e a 29 punti quelle geografiche (dal Nord-Ovest alle Isole).

 

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scuola
Diploma in quattro anni

Diploma in quattro anni: il piano coinvolgerà licei e istituti tecnici

Scuola, liceo in 4 anni: sperimentazione in 100 classi

Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande

La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto per il Piano nazionale di sperimentazione in 100 classi per il diploma in quattro anni. Il Piano coinvolgerà Licei e Istituti tecnici.

 

Fino a oggi, 12 scuole hanno sperimentato percorsi quadriennali sulla base di progetti di istituto autorizzati di volta in volta dal ministero. Per rendere maggiormente valutabile l’efficacia della sperimentazione, viene previsto ora un bando nazionale, con criteri comuni per la presentazione dei progetti, per 100 classi sperimentali in tutta Italia che partiranno nell’anno scolastico 2018/2019.

 

L’avviso sarà pubblicato a fine mese sul sito del Miur e le scuole potranno fare domanda dall’1 al 30 settembre. Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante. Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute. Le proposte – possono candidarsi sia scuole statali che paritarie – dovranno distinguersi per un elevato livello di innovazione, in particolare per quanto riguarda l’articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l’uso della metodologia Clil (lo studio di una disciplina in una lingua straniera), per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l’università e i percorsi terziari non accademici.

 

Nessuno ’sconto’. Alle studentesse e agli studenti dovrà essere garantito il raggiungimento di tutti gli obiettivi specifici di apprendimento del percorso di studi scelto. Il tutto entro il quarto anno di studi. L’insegnamento di tutte le discipline sarà garantito anche eventualmente potenziandone l’orario.

 

Nel corso del quadriennio, un Comitato scientifico nazionale valuterà l’andamento nazionale del Piano di innovazione e predisporrà annualmente una relazione che sarà trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Il Comitato sarà nominato dalla Ministra dell’Istruzione e dovrà individuare le misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle scuole coinvolte nella sperimentazione.

 

A livello regionale, invece, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, di anno in anno, da inviare al Comitato scientifico nazionale.

 

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Non è vero che l’ITIS è per solo maschi!

«Ragazze iscrivetevi all’Itis e a ingegneria, perché le Ferrovie dello Stato Italiane hanno bisogno di voi!». È l’invito che Renato Mazzoncini, ad e direttore generale del gruppo Fs, rivolge alle studentesse italiane. «Nel 2016 abbiamo assunto 2.300 persone, a settembre 2017 abbiamo già raggiunto i numeri del 2016 e chiuderemo l’anno con un numero maggiore. Di queste il 70% viene da istituti tecnici. Abbiamo assoluta necessità di diplomati provenienti dagli Itis che danno un’ottima preparazione», dice Mazzoncini a Business Insider, spiegando cosa cercano Fs nei nuovi assunti.

Nel processo di recruiting Fs Italiane si trova davanti a un grosso problema: «Gli istituti tecnici non sono frequentati dalle donne, siamo a circa il 10% dei diplomati, così come la percentuale femminile che si iscrive a ingegneria resta ancora molto bassa». Per l’ad esiste un tabù culturale da abbattere: «Se una ragazza delle medie dice ai genitori. “Voglio frequentare un istituto tecnico”, la reazione spesso è: “Mamma mia, lì sono tutti uomini e sarai penalizzata dalla competizione”. In realtà è l’esatto contrario! Se le ragazze continuano a iscriversi al linguistico o a voler fare la segretaria di azienda, apprenderanno competenze non più spendibili. Volendo noi arrivare a una situazione paritaria di genere in azienda, abbiamo bisogno di donne preparate tecnicamente».

 Per questo Fs da oltre un anno ha avviato due programmi – “Woman in motion” e “Girl in motion” – che mirano a invertire la tendenza: oggi nel Gruppo la presenza femminile si attesta al 14,6% della forza lavoro, dato che scende al 2,5% nella manutenzione e allo 0,8% tra i macchinisti, numeri considerati insoddisfacenti. Per rompere il meccanismo perverso, «mandiamo nelle scuole medie e nelle superiori le donne che in Fs ricoprono posizioni tecniche apicali a incontrare i ragazzi e le ragazze. Sono le testimonial del fatto che la possibilità di carriera per una donna in Fs è più che reale», dice un soddisfatto Mazzoncini.

Ma le difficoltà di reperire risorse formate per le Ferrovie riguardano anche i neo laureati, i quali, per risultare interessanti, devono possedere un mix di competenze verticali (leggi preparazione tecnica), un buon voto di laurea, ma anche soft skills personali molto chiare come empatia, capacità lavorare in gruppo, visione laterale, oltre alla disposizione a lavorare in contesti complicati o, banalmente, all’estero. Naturalmente, l’inglese è imprescindibile, visto che ci sono giàsettori del Gruppo dove si parla solo inglese e sarà sempre più così.

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«Nel momento in cui cerchiamo nuove figure», continua l’ingegner Mazzoncini, «ci troviamo con ragazzi reduci da percorsi universitari iperspecialistici. Però il mondo della mobilità è assolutamente trasversale, richiede competenze che spaziano dall’ingegneria pura all’economia, dall’informatica alla filosofia. È un mercato in continua espansione, che sta attraendo enormi investimenti, in grado di alimentare il mondo del lavoro, tuttavia ancora sono poco strutturati o inesistenti corsi universitariin ingegneria della mobilità!».

Altro punto dolente è la durata dei cicli di studio: «Se stai cercando un ingegnere, ti trovi a scegliere tra meccanici, elettrici o civili, i quali però hanno caratteristiche parziali, quindi dobbiamo formarli noi una volta cooptati in azienda. L’alternativa è frequentare master post universitari, ma così si allungano ulteriormente i tempi di entrata nel mondo del lavoro, dove già i ragazzi italiani arrivano con 2 o 3 anni di ritardo rispetto ai competitor esteri. E se poi ci aggiungi anche il master, la situazione s’aggrava. E in questo settore la velocità è tutto».

Renato Mazzoncini, AD FS e Nicola Zingaretti, Presidente Regione Lazio. Sara Minelli/ Imagoeconomica

Tanto che il “capo” di Fs sfata un mito piuttosto consolidato: tra iper preparazione e velocità, vince la seconda: «Fanno più carriera quelli che entrano presto in azienda grazie a un percorso scolastico veloce, rispetto a chi vi arriva dopo 10 anni di università e magari un PhD. Quest’ultimo avrà sicuramente una preparazione più robusta, ma è rimasto talmente indietro rispetto al primo che perde la partita».

Per tentare di dare una sterzata anche al mondo accademico, Fs Italiane ha avviato una stretta collaborazione con le principali università italiane. Già da tempo è attivo alla Sapienza di Roma il “Master di secondo livello in ingegneria delle infrastrutture e sistemi ferroviari – Innovazione per la mobilità integrata”, un corso che ogni anno licenzia 30 brillanti ingegneri che planano direttamente tra le braccia di “mamma Ferrovia”.

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Ma ora è venuto il momento di fare un passo avanti, col fine non celato di imporre la mobilità come disciplina primaria di studio. «Per questo ho proposto al Politecnico di Milano di realizzare un corso di laurea in Mobility engegnering», spiega Mazzoncini. Un progetto partito il 22 settembre 2017, con la firma del protocollo di cooperazione firmato da Fs Italiane con il rettore Ferruccio Resta. Il primo step è stato l’avvio del corso “Mobility: infrastructure and services” (in inglese), aperto agli studenti del secondo anno della laurea magistrale in meccanica ed elettrica, primo passo verso il venturo corso di laurea biennale. Il programma, dove lo stesso Mazzoncini figura tra i docenti (il suo compenso è stato girato al Politecnico per finanziare borse di studio) prevede 62 ore di lezione frontali, project work e visite tecniche e il coinvolgimento dei top manager del Gruppo Fs, in testimonianze, docenze e laboratori pratici.

Il manager comunque non si nasconde i problemi che si trova ad affrontare il mondo universitario italiano, schiacciato dalla cronica mancanza di finanziamenti per la ricerca. «In università uno dei problemi principali è l’aspetto della copertura del bilancio. In FS Italiane siamo 74.200 e paghiamo lo stipendio regolarmente a tutti, ogni mese. In università invece hai una fascia garantita, professori ordinari e associati, poi c’è il mondo degli assegnisti e dei ricercatori che vivono con contratti annuali, spesso pagati con fondi che arrivano dalle imprese. Un’insicurezza che porta storture nel sistema. Facciamo un esempio: da un lato c’è un’azienda come FS Italiane che sostiene delle borse di studio per la mobilità, dall’altro hai un settore, magari in crisi (e qundi ancora più bisognoso di fare ricerca) dove non c’è alcuna impresa in grado di dare fondi all’università, il risultato è che la ricerca per quel secondo settore resta indietro. E a perdere è il sistema Paese. Inoltre in questo modo anche il meccanismo meritocratico non viene rispettato». La soluzione, secondo Mazzoncini è una e semplice: aumentare i fondi alla ricerca

Per saperne di più, qui di seguito l’intervista.

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Non solo scuola ma anche altre attività .

Non solo scuola ma anche attività extrascolastiche.

E con questo primo di settembre, possiamo salutare l’estate e iniziare a pensare alle nostre attività  ed a organizzare questo nuovo anno scolastico 2017/2018.

Le nostre attività principali non saranno variate, le lezioni del recupero degli anni scolastici si svolgeranno dalle 9 alle 13 dal lunedì al venerdì, seguendo un calendario orario a seconda degli indirizzi (ragioneria, geometra, liceo delle scienze umane tradizionale e/o economico sociale, liceo scientifico, liceo linguistico …). Tutte le lezioni si terranno presso la nostra sede.

Al momento non sono previsti rientri pomeridiani salvo casi di recupero.

Il doposcuola (per studenti dalla scuola media e alla scuola superiore) e l’assistenza allo studio universitario, non seguiranno un calendario ed orario fisso, ma è lo studente stesso a fissare la lezione con i nostri insegnanti. Il numero delle lezioni può essere acquistato a singolo incontro o a pacchetto ore. Le lezioni possono essere individuali o di gruppo.

 

I nostri corsi extrascolastici:

  • Corso di musica per bambini dai 3 ai 6 anni con percussioni (settembre/ottobre suddiviso su 8 lezioni);
  • Corsi di lingue (inglese, spagnolo, russo e cinese).

 

Per qualsiasi informazione è attiva anche la nostra pagina Facebook @centrostudiparini.

A presto.

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Meno posti per Medicina e Architettura

Meno posti per Medicina e Architettura. Il Miur fissa i posti per le facoltà a numero chiuso

 

Il Ministero ha deciso di ridurre a 9.100 le disponibilità per i futuri medici. Inalterate le quote per Odontoiatria e Veterinaria.

Il quizzone in data unica il 5 settembre

Meno chance per gli aspiranti medici e architetto. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha reso noti i posti per le facoltà a numero programmato nazionale: Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Scienze della formazione primaria. Ma gli occhi sono tutti puntati sui posti per Medicina: 9mila e 100 quest’anno, 124 in meno rispetto al 2016. Perché è su questa facoltà che, ogni anno, si gioca una partita con pochissimi ammessi e tanti delusi. Lo scorso anno, i posti disponibili furono 9.224 (per oltre 65mila domande) anche se il Miur precisa che il decreto pubblicato qualche minuto fa è ancora “provvisorio”. Inalterate le possibilità di successo per chi vuole vestire il camice bianco dell’Odontoiatra, con 908 posti in totale in tutta Italia, e da veterinario, con 655 posti. Lo stesso numero dell’anno precedente.

Si riducono le disponibilità di accesso anche per chi si vede già architetto. Per l’anno accademico 2017/2018, saranno infatti 6.873 i posti messi in palio dagli atenei italiani, erano 6.991 neper il 2016/2017. Ma in quest’ultima facoltà le non troppe richieste mettono quasi tutti in condizione di farcela. Saranno invece 24.069 i posti per una delle specializzazioni Sanitarie: infermieristica, fisioterapia, logopedia, ostetricia ed atro) e 6.399 quelli per sedere in cattedra da insegnante di scuola dell’infanzia e primaria.

Appuntamento con il quizzone “maledetto”, uguale in tutta Italia, il prossimo 5 settembre per il test di Medicina e Odontoiatria che prevede un’unica prova. Il giorno dopo sarà la volta degli aspiranti veterinari e giovedì 7 settembre si faranno avanti i futuri architetti.

La selezione proseguirà il 13, 14 e 15 settembre rispettivamente per le Professioni sanitarie, Medicina in lingua inglese e Scienze della formazione primaria. L’iscrizione alle prove si potrà effettuare dal 3 al 25 luglio (alle ore 15) esclusivamente on line sul portale www.universitaly.it. Per Medicina e Odontoiatria la prova prevede 60 quesiti a risposta multipla – 2 di cultura generale, 20 di ragionamento logico, 18 di biologia, 12 di chimica, 8 di fisica e matematica – e avrà inizio alle ore 11.00.

Gli studenti appena maturati, ma anche un certo numero al secondo o al terzo tentativo, si giocheranno il futuro in 100 minuti. Come gli anni scorsi, verrà stilata una graduatoria nazionale e i posti scatteranno in base al punteggio e all’elenco delle sedi prescelte.

 

 

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Campagna Iscrizioni

Campagna Iscrizioni A.S. 2017/2018

Il Centro studi G. Parini offre la possibilità di recuperare anni scolastici, programmazioni ed orari mirati in base alle singole esigenze.

Centro Studi G.Parini

Dal 1 Maggio sono aperte le iscrizioni al nuovo anno scolastico 2017/2018 : Licei, Ragioneria, Geometri ecc…

Sconti particolari a chi effettua l’iscrizione entro e non oltre il 30 Giugno 2017.

Il Centro Studi resterà aperto in estate per corsi estivi, ripetizioni private, aiuto compiti vacanze e test di ingresso.

Per informazioni rivolgersi al Centro Studi dal lunedi al venerdi dalle 9-12 telefonando ai numeri 324/6969699 e 0521/573963 e al pomeriggio telefonando al numero 324/6969699 .

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Linee guida maturità alunni diversamente abili

Esame di Stato per alunni disabili: le prove scritte devo essere equipollenti.

Criteri conduzione colloquio. La guida

 

Le prove d’esame per i candidati con disabilità devono essere predisposte secondo le disposizioni previste nel DPR n.323 del 23 luglio 1998, come chiaramente citato nell’art.22 dell’OM n.257/2017.

In base all’art.6 del citato DPR la commissione d’esame, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe, relativa alle attività svolte, alle valutazioni effettuate e all’assistenza prevista per l’autonomia e la comunicazione, predispone per i candidati con disabilità prove equipollenti a quelle assegnate agli altri candidati.

Le prove equipollenti, in coerenza con il PEI, possono consistere nell’utilizzo di mezzi tecnici o modalità diverse, ovvero nello sviluppo di contenuti culturali e professionali differenti, ma comunque atti a consentire la verifica degli obiettivi di apprendimento previsti dallo specifico indirizzo di studi, al fine del rilascio del relativo diploma.

Per la predisposizione delle prove d’esame e nel corso del loro svolgimento, la commissione d’esame può avvalersi di personale esperto; a tal fine la stessa si avvale, se necessario, dei medesimi operatori che hanno seguito l’alunno durante l’anno scolastico.

Il docente di sostegno e le eventuali altre figure a supporto dell’alunno con disabilità vengono nominati dal Presidente della commissione sulla base delle indicazioni del documento del consiglio di classe, acquisito il parere della commissione.

Per i candidati non vedenti, i testi della prima e della seconda prova scritta, se le scuole lo richiedono, sono trasmessi dal Ministero anche in codice Braille.

Per i candidati che non conoscono il codice Braille è possibile richiedere ulteriori formati (audio e/o testo), autorizzando anche la utilizzazione di altri ausili idonei, abitualmente in uso nel corso dell’attività scolastica ordinaria.

Per i candidati ipovedenti i testi della prima e della seconda prova scritta sono trasmessi in conformità alle richieste delle singole scuole le quali indicano su apposita funzione SIDI tipologia, dimensione del carattere e impostazione interlinea.

Per tutte le prove in formato speciale, come chiarisce l’art.22 comma 7 dell’OM n.257/2017, le scuole dovranno dare comunicazione anche alla Struttura Tecnica Esami di Stato via mail all’indirizzo seguente: segr.servizioisp@istruzione.it

Il tempo a disposizione per le prove scritte e il tempo da dedicare al colloquio d’esame, per i candidati con disabilità, deve rispettare quanto prevede il comma 8 del succitato art.22, in sintonia con l’art.6 del DPR n.323/1998

E’ possibile, quindi, prevedere tempi più lunghi nell’effettuazione delle prove scritte, anche in modalità grafica o scrittografica, compositivo/esecutiva musicale e coreutica, e del colloquio, come previsti dall’art.16 comma 3 della legge n. 104/1992, purché questo non comporti un maggior numero di giorni rispetto a quello stabilito dal calendario degli esami. In casi eccezionali, la commissione, tenuto conto della gravità della disabilità, della relazione del consiglio di classe, delle modalità di svolgimento delle prove durante l’anno scolastico, può deliberare lo svolgimento di prove equipollenti in un numero maggiore di giorni.

Per quanto concerne lo svolgimento dell’esame di Stato, la sua valutazione e il titolo conseguito, è possibile differenziare i candidati con disabilità che hanno seguito una programmazione per obiettivi minimi, dai candidati con disabilità che hanno seguito una programmazione differenziata.

Nel primo caso, come precedentemente indicato la programmazione seguita come previsto nel P.E.I., conforme alle Linee guida e alle Indicazioni nazionali, consente ai candidati di sostenere l’esame anche mediante prove equipollenti e tempi più lunghi e determina l’acquisizione del titolo di studio (diploma conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore)

Nel secondo caso, i candidati che hanno seguito un percorso didattico differenziato, sempre in base al P.E.I., e sono stati valutati dal consiglio di classe con l’attribuzione di voti e di un credito scolastico relativi unicamente allo svolgimento di tale Piano possono sostenere prove differenziate, coerenti con il percorso svolto, finalizzate solo al rilascio di un attestato dove devono essere inseriti tutti gli elementi informativi indicati nel DPR n. 323/1998.

Nell’art.13 del succitato DPR si stabilisce, infatti, quanto segue: “Qualora l’alunno in situazione di handicap ha svolto un percorso didattico differenziato e non abbia conseguito il diploma attestante il superamento dell’esame, riceve un attestato recante gli elementi informativi di cui al comma 1”

Gli elementi informativi ai quali si fa riferimento e che devono essere indicati nell’attestato, sono i seguenti:

  • l’indirizzo e la durata del corso di studi
  • la votazione complessiva ottenuta
  • le materie di insegnamento ricomprese nel curricolo degli studi con l’indicazione della durata oraria complessiva destinata a ciascuna
  • le competenze, le conoscenze e le capacità anche professionali acquisite in relazione alla programmazione seguita
  • i crediti formativi eventualmente documentati in sede d’esame.

Questi candidati sostengono l’esame con prove scritte differenziate i cui testi sono elaborati dalle commissioni sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe.

I suddetti alunni, qualora non svolgano una o più prove scritte, sono ammessi alla prova orale, con l’indicazione sul tabellone esclusivamente dei risultati delle prove scritte effettivamente sostenute, rapportati in quarantacinquesimi. Il punteggio complessivo delle prove scritte risulterà a verbale e potrà essere calcolato in automatico con l’utilizzo dell’applicativo “Commissione web” o, in alternativa, determinato proporzionalmente.

Per tutti i candidati con disabilità, il riferimento all’effettuazione delle prove equipollenti o differenziate deve essere indicato solo nell’attestazione di cui all’articolo 13 del D.P.R. n. 323/1998 e non nei tabelloni affissi all’albo dell’istituto.

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I voti e le bocciature fanno male

I voti e le bocciature fanno male agli studenti e alla scuola ?

Alla fine i voti sono rimasti anche nella scuola primaria e media. Ministra e governo hanno avuto paura di andare contro l’opinione prevalente degli insegnanti, già abbondantemente irritati per alcune pessime conseguenze della legge della buona scuola, e contro diversi opinionisti di peso, che vedono nei voti e nelle bocciature i simboli di una scuola seria e rigorosa.

Insegno nella scuola elementare da 38 anni e continuo a domandarmi come sia concepibile affibbiare a un bambino un voto in geografia, italiano o matematica nei primi anni di scuola. A chi stiamo dando quel voto? Al grado di istruzione della sua famiglia? Al grado di ascolto che hanno avuto le sue prime parole a casa? Alle esperienze che ha avuto la fortuna di fare? Al destino che ha fatto giungere proprio qui la sua famiglia da campagne analfabete o dalle periferie di qualche megalopoli africana o asiatica?

Sono convinto che quei voti non abbiano alcuna giustificazione e non contengano alcun valore pedagogico. Eppure un peso ce l’hanno, eccome! È a partire da quei primi voti, attesi da casa con sempre maggiore trepidazione, che la bambina o il bambino comincerà a scivolare e collocarsi, come la pallina di una roulette, dentro alla casella data da una classifica arbitraria di presunti meriti, che aumenteranno o avviliranno grandemente la sua fiducia in se stesso.

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