Tasse oltre la metà degli atenei fuorilegge

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Tasse oltre la metà degli atenei fuorilegge

Università, la denuncia degli studenti: “Sulle tasse oltre la metà degli atenei fuorilegge”

 

Nuovo dossier dell’Unione degli universitari su chi supera il tetto fissato per legge dei contributi che si possono incassare

di SALVO INTRAVAIA

 

Oltre metà degli atenei italiani “fuorilegge” sulle tasse universitarie. La denuncia arriva dall’Unione degli universitari, il sindacato degli studenti che elaborando i dati messi a disposizione dal Miur (il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha pubblicato il dossier dall’inequivocabile titolo: “Sulle nostre spalle”. Dallo studio emerge che nel 2015 gli atenei hanno incassato 259 milioni non dovuti dagli studenti perché la tassazione supera il limite del 20 per cento rispetto al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) erogato dallo Stato. Secondo questo parametro le università fuorilegge sarebbero 33 su 50, oltre metà appunto. Un conteggio che gli atenei contestano.

Perché nel 2012, quando a viale Trastevere sedeva Francesco Profumo, venne introdotta una norma che nel conteggio di quel 20 per cento scorporava le tasse degli studenti fuoricorso. Un provvedimento che, per diventare attuativo, aveva bisogno di un decreto ministeriale mai emanato che consentisse tale calcolo. A confermarlo il consiglio di Stato con una sentenza del 2014, che vedeva contrapposti gli studenti di Pavia e l’ateneo lombardo: senza decreto ministeriale niente scorporo, insomma. E atenei che sono soggetti alla spada di Damocle dei ricorsi e del rimborso di cifre non indifferenti: l’ateneo di Pavia venne condannato a risarcire 8 milioni. Il rischio di una serie di provvedimenti a catena è tutt’altro che remoto.

Perché, conti alla mano, dal 2008 (quando la Gelmini mise mani alla riforma universitaria) al 2015, l’Ffo è calato del 5 per cento, quasi 370 milioni e, contemporaneamente, le tasse sborsate dalle famiglie si sono incrementate del 17 per cento, quasi 236 milioni. Il Fondo statale rappresenta per gli atenei la principale fonte di finanziamento e con i tagli messi a segno dai governi Berlusconi prima e Monti dopo era naturale che le università si rivolgessero agli studenti. L’Ffo che nel 2010 ammontava a 7,7 miliardi di euro cinque anni dopo (nel 2015) si ridusse a poco più di 7 miliardi. Mentre le tasse universitari, tra le più alte d’Europa, sono sempre cresciute. E in totale rappresentano il 23 per cento del finanziamento statale, 1,7 miliardi.

Nel 2008, gli atenei che tartassavano gli studenti oltre i limiti previsti dalla legge erano 20 su 59. Nel 2015 sono saliti a 33 sempre su 59: uno su due. E sono soprattutto concentrati al Nord (12 su 18) dove nello stesso periodo la tassazione è cresciuta di ben 163 milioni. Un record. Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu, dichiara: “Dopo i tagli dell’accoppiata Tremonti-Gelmini, del 2008-2010, si registra quindi una crescita sensibile delle tasse universitarie. Eppure il ministero da anni, nonostante le nostre continue inchieste, sta in silenzio e non chiede agli atenei di rientrare nei limiti, comunque insufficienti, previsti dalla legge. Ma il problema è sistemico. È il sottofinanziamento dell’università che ha condotto gli atenei ad innalzare le tasse. Va implementata la no-tax area e si deve andare nella direzione di una graduale abolizione delle tasse universitarie, le terze più alte d’Europa”.

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